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Ucciso da un mezzo della Celere per un sacco di grano
di Roberto Neri
Probabile che nel maggio 1947, quando il lodo De Gasperi diventa un decreto legge, nessuno pensasse a simili tragedie.
Lodo significa giudizio, o parere da seguire, come quello chiesto a De Gasperi l’anno prima per mettere d’accordo mezzadri e padroni. La disputa nasce dalle razzie, dai danni e dalle requisizioni causate dalla guerra soprattutto nelle aree rurali di Umbria, Toscana, Romagna ed Emilia.
I mezzadri, conduttori di un fondo agricolo ai quali il proprietario concede la metà dei raccolti, hanno patito danni enormi durante il conflitto, e chiedono che nelle prossime annate agrarie sia loro concesso qualcosa di più della metà, come risarcimento. Inizia una dura vertenza.
Chiamato a dare un parere, un lodo, il presidente del consiglio De Gasperi suggerisce, in generale, di fare nuovi patti agrari, e nello specifico di ricompensare i contadini, quest’anno e il prossimo, con una somma da concordare, ricavata dalla parte padronale.
E’ un’idea che, pur sembrando penalizzare gli “agrari”, passa. Inserito il lodo nel decreto del maggio 1947, le associazioni dei proprietari, gli “agrari” appunto, e quelle dei mezzadri si mettono attorno ad un tavolo, stabilendo quasi subito una tregua nelle trattative.
Poiché la stagione agricola è in pieno svolgimento, ci si dà tempo fino a maggio 1948 per produrre una riforma agraria complessiva. Per il 1947 in via provvisoria ai contadini si concede non i soldi, ma un 7 per cento in più del raccolto, da prelevare dalla metà spettante ai padroni.
Quel 7 per cento tolto al padrone, un sacco di grano insomma, deve sembrare l’America ai mezzadri, legati a contratti che, risalenti almeno al Medioevo, rigidamente dividono tutto a metà. Nei mesi seguenti però gli agrari si rifiutano di concedere in futuro qualcosa in più della metà della loro “roba”.
Quando la tregua scade senza accordo tra le parti, nel giugno 1948 il nuovo governo De Gasperi, vinte le famose elezioni del 18 aprile, in un clima internazionale ormai mutato, e a capo di una coalizione molto spostata a destra, decide di lasciare in vigore i vecchi contratti, e rinvia la questione.
Nelle tante zone d’Italia ancora a mezzadria c’è nervosismo, e confusione più che legittima, anche dal punto di vista legale. La trebbiatura sta finendo e molti rustici vorrebbero prelevare il 7 per cento anche quest’anno, prima che quel sacco in più se lo mangino i topi.
A San Martino in Rio qualcuno lo fa. Nel paese della pianura di Reggio Emilia l’agricoltura rappresenta tanto; non solo è progredita, come la volevano i fratelli Cervi, ma significa anche lavorare per una vita migliore, in una delle province che ha dato di più durante la Resistenza.
E così quattro mezzadri trattengono il 7 per cento, il sacco di grano del padrone. La sera del 30 giugno 1948, accusati di appropriazione indebita, vengono presi dai carabinieri di San Martino in Rio e portati in caserma, che si ritrova subito assediata da dozzine di cittadini.
Tra loro c’è anche Sante; non è del paese ma conosce tutti perché il suo fondo da mezzadro è poco distante, anche se ricade sotto Correggio, un comune confinante. Sante ha 39 anni, due dei quali trascorsi come partigiano sperando, forse, in un futuro con meno padroni e più diritti.
Sante vede la Celere che, giunta da Reggio Emilia coi furgoni, le jeep e due autoblindo, si dispone ai due capi della stretta via Ospedale su cui si affaccia la caserma, nel centro del paese. Sono quasi le 23 quando la Celere carica, con le autoblindo davanti a fendere la folla che si sparpaglia come può.
Quando vede il blindato, è tardi per Sante, caduto nella calca; il mezzo passa veloce sulla sua testa. Sante, il partigiano “Giri”, finisce per un po’ alla ribalta della nazione, primo mezzadro vittima della riforma agraria promessa dal governo.
In migliaia saranno al funerale, con in testa il sindaco di San Martino in Rio, paese che, come la vicina Correggio, intitolerà a Sante Mussini una via.
E la riforma tanto attesa? Soltanto nel 1964 avremo una nuova legge sulla mezzadria, che però la abolirà.
(fonti principali: Istoreco, enciclopedia Treccani, i quotidiani dell’epoca)
 
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