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18 maggio 2025
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A proposito di diritto internazionale
di Elisa Fontana *

Ricordate il caso di Almasri, il torturatore libico inseguito da un mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale, arrestato a Milano dove si era allegramente recato per assistere ad una partita di calcio insieme ad amici? Ricorderete anche che non solo il nostro ministro della giustizia ignorò beffardamente la richiesta della CPI, ma il nostro governo si premurò di liberare Almasri ed accompagnarlo con un volo dei sevizi segreti a Tripoli, dove fu accolto come un eroe, con scene di giubilo, mortaretti e fuochi d’artificio.

Bene, la CPI chiese al nostro governo conto e ragione di quella aperta beffa nei confronti di un obbligo assunto nel momento in cui si era aderito alla CPI, i cui trattati, fra l’altro, furono firmati proprio a Roma. Bene, la CPI ha dovuto sollecitare più volte il nostro governo a mandare la propria memoria difensiva, cosa che ha fatto il 5 maggio scorso, alla vigilia della scadenza del termine stabilito.

La memoria difensiva, tra l’altro, è stata firmata dal sottosegretario Mantovano non dal ministro Nordio al quale sarebbe spettato di rispondere. Forse hanno considerato che Nordio aveva già fatto la sua buona dose di danni con le sue zoppicanti e contraddittorie ricostruzioni in Parlamento.

Comunque sia, cosa leggiamo in questa memoria difensiva per giustificare quella ingiustificabile liberazione? Che si era preferito dare la precedenza ad analoga richiesta di estradizione presentata dalla Libia, che infatti accolse il reprobo trionfalmente, mentre venivano platealmente sbertucciati dalla folla accorsa gli italiani.

Ed ecco il colpo di scena teatrale. Ieri con un video il primo ministro libico Dabaiba ha definito Almasri un pericoloso criminale i cui crimini verranno resi pubblici, ha annunciato di aver già riconosciuto la CPI che ricerca da tempo Almasri e, soprattutto, di non aver mai chiesto la sua estradizione dall’Italia, lasciando il governo italiano con il cerino in mano.

Ora, sappiamo tutti che in Libia sono in corso disordini e rese dei conti fra i vari protagonisti politici e non mi sognerei mai di prendere per oro colato tutto quel che dice Dabaiba, ma è abbastanza chiaro che la faccenda Almasri è stata gestita in un modo così dilettantesco che persino un avventuriero con Dabaiba si permette di fare il giglio di campo su una richiesta di estradizione di cui, per la verità, si viene a conoscenza solo nella memoria difensiva del nostro governo, perché prima né informalmente, né in Parlamento nessuno vi aveva fatto cenno.

Sottolineare la dabbenaggine e la sciatteria politica di questo governo ormai è come sparare sulla Croce Rossa, convinti come sono che sia bastato aprire i cordoni della borsa per assicurarsi collaborazione e lealtà da una masnada di assassini e avventurieri. Ma se ti metti a contrattare con dei delinquenti non puoi aspettarti né collaborazione, né lealtà.

Rimane solo il fatto inoppugnabile che un governo ha pagato una banda di aguzzini purché continuasse il suo sporco lavoro di violenze, stupri, abusi e orrori di ogni tipo, convinto che bastasse solo il denaro abbondante per ripulire uno sporchissimo lavoro che, prima o poi si rivolta contro. Come puntualmente accaduto.

Bel lavoro, Giorgino, alla CPI saranno soddisfattissimi di leggere la tua memoria difensiva e capire chi hai preferito fra una masnada di avventurieri e il diritto internazionale.

* Coordinatrice Comissione POlitica e Questione morale dell'Osservatorio


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