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15 maggio 2025
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Chi sono gli eroi?
di Rinaldo Battaglia *

Il piccolo eroe si chiamava Andrea Lorenzetti e - come oggi, 80 anni fa – morì sfinito e distrutto il 15 maggio 1945 nell’ospedale di Mauthausen, dopo che il lager dov’era deportato come schiavo, il sottocampo di Gusen III, era stato liberato 10 giorni prima. Non aveva neanche 38 anni: li avrebbe compiuti 11 giorni dopo, il 26 maggio.

Mi piacerebbe chiedere al Presidente del Senato cosa rappresenta - per lui - una figura come Andrea Lorenzetti? Cos’è stato: un eroe e un antifascista o un ‘traditore dell’8 settembre’?

Oppure un uomo che ha coscientemente sacrificato la propria vita, affinché un giorno potessero salire alla Seconda Carica dello Stato anche coloro che sarebbero stati dall’altra parte del fiume, nella riva opposta, in quella che parteggiava a quel tempo per il Duce, per Hitler e per i 1.283 criminali di guerra che la War Crimes Commission il 4 marzo 1948 identificò tra i fascisti italiani.

Andrea Lorenzetti, da giovane ragioniere, all’inizio cominciò a lavorare in banca nella sua Ancona. Capace e voglioso di crescere si trasferì a Milano al "Crédit Commercial de France", finché nel 1934 entrò nello studio del banchiere Antonio Foglia, occupandosi di Borsa. Nel 1937, a soli 30 anni, fu promosso procuratore di Borsa, un ruolo di altissimo livello e di altrettanto prestigio.

Fu in quel periodo che capì veramente cosa fossero il fascismo, le leggi razziali, la violenza del potere e già sul finire del ’42 fece la sua scelta. Iniziò a frequentare ambienti clandestini, ispirati all’idea socialista e ai vertici dell’opposizione, quali Sandro Pertini e Pietro Nenni. Il passo ufficiale dopo l’8 settembre: subito dopo l'armistizio prese parte a una riunione presso lo studio di Antonio Foglia con i rappresentanti del costituendo Comitato di Liberazione Nazionale, con l'obiettivo di prevenire e prepararsi l'occupazione nazista di Milano.

Due mesi dopo, quando uno dei vertici del CLN milanese l'ex-deputato socialista vicentino Domenico Viotto fu costretto a riparare in Svizzera, a sostituirlo venne chiamato proprio Andrea Lorenzetti. E già il 3 gennaio 1944, su proposta del segretario Marcello Cirenei, venne nominato vicesegretario del PSIUP (Partito Socialista di Unità Proletaria) per l’Alta Italia. E in quel ruolo si dedicò alla redazione e diffusione dell'edizione milanese del giornale socialista ‘Avanti!’, stampato e distribuito clandestinamente, di cui uscirono, nel periodo settembre 1943-maggio 1944, ben 28 numeri, quasi uno la settimana.

Due mesi dopo, fu uno degli organizzatori del grande sciopero del 1º marzo ’44 che paralizzò la produzione industriale delle fabbriche milanesi per un'intera settimana, dando stimolo ed esempio ad una serie di scioperi e serrate in molte città del nord Italia. Gli scioperi del marzo ’44 furono talmente importanti ed apripista che persino giornali di paesi allora nemici, come Il New York Times (articolo del 9 marzo 1944) lo evidenziarono per bene: «In fatto di dimostrazioni di masse non è avvenuto niente nell'Europa occupata che si possa paragonare con la rivolta degli operai italiani. È il punto culminante di una campagna di sabotaggio, di scioperi locali e di guerriglie, che ha avuto meno pubblicità del movimento di resistenza francese perché l'Italia del nord è stata più tagliata fuori dal mondo esteriore. Ma è una prova impressionante che gli italiani, disarmati come sono e sottoposti a una doppia schiavitù combattono con coraggio e audacia quando hanno una causa per la quale combattere…»

Se capiamo questa realtà – 80 anni dopo - si possono intuire anche le reazioni criminali di quel mese, come l’eccidio delle Fosse Ardeatine. Era il veleno del serpente che capiva che la stagione dei successi stava finendo. Iniziava il turno di notte verso il buio. Il sistema nazifascista non poteva restare alla finestra, né a Roma e tanto meno a Milano, la città in cui era nato il fascismo del Duce nel 1919 e dove, solo dopo 13 mesi partirà l’insurrezione popolare verso la Liberazione.

Usando le solite armi delle torture e delle delazioni contro denaro, in pochi giorni quasi tutto il gruppo dirigente del PSIUP milanese clandestino venne arrestato dalla polizia politica fascista (retaggi dell’OVRA) e della Gestapo. Per Andrea Lorenzetti quel giorno sarà il 10 marzo. Vennero arrestati anche il tesoriere del partito, avv. Antonio De Giorgi (presso il cui studio di via Borgonuovo 5 si tenevano le riunioni del PSIUP clandestino), Ottaviano Pieraccini, il sindacalista Umberto Recalcati, Riccardo Ronzoni, Aldo Valcarenghi, e a Torino, Filippo Acciarini e Alfonso Ogliaro. Finirono tutti a Mauthausen e solo Valcarenghi ritornerà a casa vivo.

Lorenzetti venne incarcerato a San Vittore, in isolamento fino al 27 aprile 1944, poi inviato al campo di concentramento di Fossoli, e il 21 luglio trasferito al lager di Bolzano. Da qui il 5 agosto (presumibilmente col trasporto n. 73 – non accertato) fu deportato a Mauthausen, e da lì al sottocampo di Gusen III, uno dei più terribili. Sarà ancora vivo all’arrivo dei liberatori: almeno quella soddisfazione Dio gliela concesse.

Avendo capito però che la sua strada si sarebbe fermata lì, qualche giorno prima di morire raccolse le sue ultime forze per lasciare il suo testamento spirituale all’amico e compagno di prigionia e in precedenza collega operatore di borsa, Aldo Ravelli. La lettera che dettò per i suoi familiari così si concludeva: «.... Non mi pento di quello che ho fatto; malgrado tutto quello che ho sofferto, sarei pronto a ricominciare, perciò non mi compiango. Penso a tutti, vi abbraccio.»

Sarei pronto a ricominciare. Se non è eroismo, ditemelo voi cos’è?

Mesi prima, ai tempi del carcere di San Vittore, era riuscito a scrivere una lettera col medesimo tenore: «"Ci sono dei momenti nella vita che dentro di noi la coscienza chiama e dice "questo è il tuo dovere" e non ci si può sottrarre senza perdere la stima di noi stessi". Quando la coscienza chiama. Se non ‘eroe’ come lo definiamo?

Il 20 marzo 1949, nell'atrio dell'Istituto di Studi sulle Borse Valori, a lui intitolato già dal 12 ottobre 1945, presso l'Università Bocconi di Milano, venne apposta una lapide commemorativa.

Il 22 marzo 2017 la "Fondazione Memoria della Deportazione" ha acquisito la donazione, da parte del figlio Guido, del Fondo archivistico di Andrea Lorenzetti. Consiste nella corrispondenza da lui inviata ai famigliari dal carcere di San Vittore di Milano e dal campo di concentramento di Fossoli, in ritagli a stampa successivi alla morte, in documenti diversi attestanti il decesso e la qualifica partigiana, documenti che si inscrivono nell'arco cronologico 1944-1964.

Con questi documenti il figlio Guido ha realizzato un volume di memorie dal significativo titolo "Andrea Lorenzetti: prigioniero dei nazisti, libero sempre. Lettere da San Vittore e da Fossoli. Marzo - luglio 1944". Di recente, il 19 gennaio 2019 è stata posta una pietra dell'inciampo nei pressi dell'abitazione di Ancona, in piazza Cavour 10.

Dalle mie parti, all’entrata quasi del cimitero di Crespadoro esiste, da anni, una lapide che riporta queste precise parole: “Per onorare quanti sacrificarono la loro vita per farcene vivere una migliore’.

(...) Chi erano gli eroi, se accettiamo la definizione che è eroe ‘colui che sacrifica la propria vita per farcene avere una migliore’ ovviamente? I fascisti della X Mas (ricordo che il ritratto di Junio Valerio Borghese più volte si è visto di recente nelle sedi del partito del Presidente del Senato) oppure le Brigate nere di Mussolini?

A meno che per ‘farcene avere una di migliore’ non si intenda un qualcos’altro. Ma sarebbe strano a dirsi visto che fino allora il ‘livello di vita vigente’ era quello voluto e deciso dal fascismo di Mussolini?

Tra Andrea Lorenzetti ed ognuno dei fascisti prima citati, io non ho dubbi ad alzare il primo e sprofondare i secondi, perché senza il primo abbiamo visto – prima - quale lager di paese saremmo – dopo - diventati. E, di certo, un Presidente ‘nostalgico’ – senza i tanti Andrea Lorenzetti - non sarebbe mai democraticamente arrivato alla Seconda Carica dello Stato.

Perché questa si chiama democrazia, il resto fascismo o, se preferite, spazzatura. E chiunque lo difenda, esalti, modifichi, nasconda non potrà mai avere il rispetto di chi onora i tanti Andrea Lorenzetti, morto a Mauthausen perché antifascista. Morto consapevole di questo e pronto a ricominciare se fosse stato necessario. Morto sacrificando’ la propria vita per farcene avere una migliore’.

Grazie Andrea, io ti onoro e ti ringrazio.

15 maggio 2025 – 80 anni dopo - Liberamente tratto dal mio ‘Il tempo che torna indietro – Seconda Parte” - Amazon – 2024

* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio


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