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Questione morale nel laboratorio politico d'Italia
di Elisa Fontana *
Da sempre si definisce la Sicilia laboratorio politico d’Italia, perché qui spesso si sono fatte le prove di alleanze e programmi fra le varie forze politiche traslate poi a livello nazionale.
Adesso temo che più puntualmente potremmo definire quel che sta accadendo nel Pd siciliano il Bagaglino d’Italia, in bilico fra la risata sgangherata e la disperazione più nera.
Accade infatti che il Pd stia preparando il congresso regionale in cui il segretario uscente, fortemente sponsorizzato da Franceschini (ma alcuni dicono imposto) Anthony Barbagallo è l’unico candidato alla successione di se stesso. Decisione unitaria? Nel Pd? Non scherziamo.
Vediamo un po’ di fatti. Il 27 gennaio scorso si è votato on line per approvare il regolamento congressuale, in una riedizione fuori luogo e fuori tempo massimo dei fasti grillini e dei loro bagni di democrazia telematica.
Ma il problema non sarebbe nemmeno questo. Il problema è che a distanza di mesi non si sa chi abbia votato questo famigerato regolamento. Non esiste un elenco con i nominativi dei votanti, si sa però che ha votato tale Gatto Nero, insieme a Merlo e a Utente zoom e qui il Bagaglino comincia a tremare. Dalle risate. Le regole del prossimo congresso sono state stabilite e votate anche da questi signori dalla estrema creatività dadaista.
Ovviamente sia Cracolici, presidente della Commissione antimafia regionale, che Sebastiano Fabio Venezia, deputato regionale e campione di lotte per la legalità sul territorio di Troina di cui è stato sindaco, hanno chiesto conto e ragione della situazione. Cracolici ha scritto al Nazareno dando la propria disponibilità a candidarsi in un’ottica unitaria.
Il silenzio del Pd nazionale è stato oltremodo assordante. Sebastiano Fabio Venezia ha chiesto reiteratamente a Barbagallo di rendere pubblica la lista dei votanti della riunione del 27 gennaio, ricevendone risposte che vanno oltre il Bagaglino. Barbagallo ha parlato di insinuazioni “irricevibili” e di “accuse infamanti che fanno male al partito”, ma non si è sognato di rendere pubblica la lista invocando, indovinate?, la privacy. Certo sarebbe disdicevole scoprire chi si cela dietro Gatto nero o Utente zoom e, dunque, la linea del Piave è stata tracciata e non passa lo straniero.
In queste condizioni, gli avversari hanno deciso di non partecipare per protesta alla corsa per la segreteria e così Barbagallo si ritrova candidato unico alla segreteria. Chissà chi eleggeranno?
La domanda sorge spontanea: ma Schlein cosa fa davanti a tanto sfacelo politico? Assolutamente nulla, non si hanno notizie da Roma di nessun tipo, abbiamo la rappresentazione plastica del detto “fingersi morta”.
La conclusione? Sempre la stessa, esattamente uguale a quella nazionale: Schifani, come Meloni, può dormire sonni tranquilli e continuare a fare quel che ha fatto finora. Distribuire mance, nessuno lo disturberà. Ma forse il vero laboratorio politico è proprio questo nella terra degli sfuggenti Gattopardi, l’alleanza effettiva fra maggioranza e opposizione perché si sa qui siamo una Regione a statuto speciale, molto speciale e i risultati nel corso di 80 anni si sono visti, eccome. Continuiamo così.
* Coordinatrice Commissione Politica e Questione morale dell'Osservatorio
 
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