 |
Corte UE: Von der Leyen deve rendere noti SMS con Pfizer
di Gabriella Mira Marq
La Corte di Giustizia europea ha stabilito che la Commissione europea ha agito illecitamente rifiutandosi di divulgare i messaggi di testo scambiati tra la sua presidente, Ursula von der Leyen, e l'amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, durante il culmine della pandemia di COVID-19.
I messaggi tra la presidente della Commissione e l'amministratore delegato di Pfizer, inviati in vista di un accordo multimiliardario sui vaccini, sono diventati oggetto di una lunga controversia sulla trasparenza dopo che i giornalisti ne hanno richiesto l'accesso.
Inizialmente la Commissione europea non è riuscita a confermarne l'esistenza, rivelata per la prima volta in un'intervista rilasciata nel 2021 dalla von der Leyen al New York Times.
Nella sua storica sentenza, il Tribunale ha criticato la Commissione europea per non aver giustificato il suo rifiuto di divulgare le comunicazioni.
La Corte ha stabilito che l'esecutivo dell'UE "non ha spiegato in modo plausibile perché ritenesse che i messaggi di testo scambiati nel contesto dell'approvvigionamento dei vaccini contro il COVID-19 non contenessero informazioni importanti... la cui conservazione deve essere garantita".
La sentenza, che avrà implicazioni di vasta portata per la trasparenza e la responsabilità nelle istituzioni dell'UE, infligge un duro colpo alla credibilità personale di von der Leyen, nel contesto del continuo controllo sul suo ruolo nell'approvvigionamento dei vaccini.
Al centro del caso c'era un dibattito legale sull'opportunità di trattare i messaggi di testo come documenti ufficiali.
Mentre attivisti ed esperti legali sostenevano che i messaggi relativi all'elaborazione delle politiche dovessero essere accessibili in base alle norme UE sulla trasparenza, la Commissione ha sostenuto che i messaggi di testo non soddisfacevano la soglia per la documentazione ufficiale.
Durante un'udienza preliminare lo scorso anno, l'organismo dell'UE ha dichiarato alla Corte che i messaggi non erano sufficientemente significativi da essere classificati come documenti e pertanto non erano né registrati né idonei alla divulgazione ai giornalisti.
In una dichiarazione rilasciata dopo la sentenza, la Commissione ha affermato: "La trasparenza è sempre stata di fondamentale importanza per la Commissione e la Presidente von der Leyen. Continueremo a rispettare rigorosamente il solido quadro giuridico in vigore per far rispettare i nostri obblighi".
Ha aggiunto che avrebbe "deciso i prossimi passi".
 
Dossier
diritti
|
|