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14 maggio 2025
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Referendum: parte del PD getta la maschera
di Elisa Fontana *

Il referendum sul lavoro andrà come andrà, ma avrà avuto almeno il merito di far venire allo scoperto tutti i renziani del Pd che avevano finto di accettare di buon grado la segreteria Schlein e un percorso politico unitario. Che si trattasse solo di un posizionamento tanto tattico e utilitaristico, quanto ipocrita, è venuto immediatamente alla luce con i prossimi referendum che vorrebbero dare una spallata definitiva a quel job’s act fiore all’occhiello di Renzi che ha codificato e consacrato la trasformazione del lavoro e dei lavoratori in merce.

Bene, ieri Stefano Bonaccini, Pina Picierno, Lorenzo Guerini, Giorgio Gori, Marianna Madia e Lia Quartapelle hanno dichiarato che si recheranno alle urne (bontà loro), ma ritireranno solo le schede del quesito sulla cittadinanza e sugli appalti, rifiutandosi di votare sugli altri quesiti che demolirebbero l’impianto del job’s act. Non voteranno gli altri tre quesiti “perché la condizione del lavoro in Italia passa dal futuro, non da una sterile resa dei conti con il passato”.

Finalmente i riformisti del Pd sono usciti allo scoperto, i renziani “dormienti” lasciati da Renzi dentro il partito hanno scoperto il vero volto della loro troppo repentina acquiescenza alla vittoria di Schlein. Certo, le dimensioni della vittoria sconsigliavano allora una posizione di aperto contrappunto, ma era solo questione di tempo per uscire allo scoperto, come è puntualmente avvenuto.

Gli scenari che si aprono sono molteplici e forieri di varie soluzioni sicuramente poco ecumeniche. Schlein non potrà e non vorrà far passare sotto silenzio questo aperto ammutinamento alla linea del partito, bisognerà vedere quale sarà anche l’atteggiamento di Renzi, se sosterrà una eventuale scissione creando una nuova realtà politica con i ribelli.

Ma certamente Schlein non rimarrà inerte davanti a questo aperto ammutinamento, potendo pensare di convocare un congresso straordinario ed arrivare ad un chiarimento definitivo. Non dimentichiamo, poi, che con questa legge elettorale le candidature vengono stabilite e decise dalle segreterie e ciò lo sanno sia Schlein che i ribelli, che sono sicuramente portatori di una dote di voti non indifferente.

Insomma, sia come sia, una cosa mi sembra chiara: dopo il referendum niente sarà più uguale dentro il Pd. Vedremo come si evolverà la situazione, ma un risultato è già chiarissimo: la presidenterrima può dormire sonni tranquilli almeno per un bel po’, c’è sempre qualche piddino disponibile a rivestire il ruolo politico di utile idiota.

* Coordinatrice Commissione Politica e Questione morale dell'Osservatorio


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