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13 maggio 2025
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Addio a Pepe Mujica
di Claudio Visani

Se n'è andato anche Josè "Pepe" Mujica. Aveva 89 anni, era malato di cancro da tempo e si stava sottoponendo a cure palliative. Pepe è stato un mito. Guerrigliero negli anni Sessanta con i Tupamaros (il movimento che si ispirava alla rivoluzione cubana) in difesa dei campesinos del suo paese, l'Uruguay, arrestato e incarcerato per dodici anni durante la dittatura, diventato dopo il ritorno della democrazia senatore e ministro dell'agricoltura, infine eletto presidente del 2009 con il 48% dei consensi.

Durante il suo mandato, dal 2010 al 2015, è stato il simbolo della sobrietà al potere e della lotta allo spreco. Girava il paese guidando la sua vecchia Volkswagen e aveva abitudini di vita frugali. Diceva: "Io consumo il necessario e non accetto lo spreco, perché quando compro qualcosa non la compro con i soldi ma con il tempo della mia vita che è servito per guadagnarli. E il tempo della vita è un bene nei confronti del quale bisogna essere avari".

La sua sobrietà e la sua vicinanza alla gente semplice lo ha reso il personaggio politico più popolare dell'Uruguay. Durante il suo mandato presidenziale fece scelte importanti e significative: legalizzò l'aborto, i matrimoni omosessuali, il consumo di marijuana. Si caratterizzò soprattutto nella lotta alla povertà, aumentando i salari minimi del 250% e abbattendo il tasso di povertà dell'Uruguay dal 45 all'11%.

A Bologna lo avevo anche incontrato, alcuni anni fa, a una iniziativa di Legacoop. E a lui avevo dedicato un capitolo del mio romanzo "Il Presidente di luna nera": alcuni passaggi che avevano conquistato Mauro Dall'Osso, il "mio" protagonista, e ne avevano determinato la svolta politica a sinistra e l'elezione a presidente. Ve ne ripropongo alcuni brani.

"Se davvero hai deciso di svoltare e cerchi materiali interessanti per costruire un progetto alternativo, potresti cominciare col leggere questo libro", mi ha detto Massimo mentre stavo uscendo da una riunione per entrare in un'altra "te lo lascio sulla scrivania". L'ho aperto nel tragitto verso casa, era "La felicità al potere" di Pepe Mujica.

Di lui ricordavo poche cose. Sapevo che era stato un capo guerrigliero e aveva passato diversi anni in carcere prima di diventare presidente del suo paese. Poi che era diventato famoso in tutto il mondo predicando la sobrietà, rinunciando a gran parte dello stipendio , guidando il suo vecchio Maggiolino.

Alcune frasi della sinossi mi intrigarono. Dicevano: “La mia idea di felicità è anticonsumistica. Hanno voluto convincerci che le cose non durano e ci spingono a cambiarle il prima possibile. Sembra che siamo nati solo per consumare e, se non possiamo più farlo, soffriamo la povertà. Ma nella vita è più importante il tempo che possiamo dedicare a ciò che ci piace, ai nostri affetti e alla nostra libertà. E non quello in cui siamo costretti a guadagnare sempre di più per consumare sempre di più”.

Mi sembrava un buon incipit per ciò che stavo cercando, per la svolta che stavo meditando. Nella notte mi sono divorato la sua autobiografia, le interviste, i discorsi. Sono rimasto affascinato dalla semplicità del suo linguaggio, dalla singolare capacità di leggere il nostro presente e dalla lungimiranza del pensiero. L’urgenza del cambiamento per costruire una nuova cultura contro quella dominante, il rispetto per la natura, il valore del tempo per le relazioni e non per i consumi, il fare per gli altri a cui tutti siamo chiamati.

Altre frasi mi colpirono: "Gli unici sconfitti sono coloro che smettono di lottare. "Bisogna essere sempre capaci di sognare. E' difficile cambiare il mondo, ma possiamo cambiare la nostra vita, il nostro modo di vivere".

E questo concetto: "Capitalismo e globalizzazione se non vengono radicalmente cambiati e restano solo dei mercati, finiscono per concentrare sempre più la ricchezza in pochissime mani, quindi per aumentare il numero degli esclusi e le disuguaglianze creando gravi crisi di rappresentatività alle democrazie". Ne feci il fulcro del programma della mia candidatura a presidente".

Hasta siempre compagno Pepe


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