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L'ora più buia
di
Rinaldo Battaglia *
«Non posso promettervi altro che sangue, fatica, lacrime e sudore. Chiedete, qual è la nostra politica? Rispondo che è condurre la guerra per mare, per terra e nel cielo con tutta la forza e tutto lo spirito battagliero che Dio può infonderci; condurre la guerra contro una tirannide mostruosa che non ha l'eguale nel tetro, miserabile catalogo del crimine umano. [...] Chiedete qual è il nostro scopo? Rispondo con una parola sola: vittoria, vittoria ad ogni costo, vittoria nonostante ogni terrore, vittoria per quanto la strada possa essere lunga e dura. Senza vittoria, infatti, non c'è sopravvivenza».
Con queste parole Winston Churchill il 13 maggio 1940, aprì il suo discorso di insediamento alla Camera dei Comuni. Aveva preso il posto del dimissionario Arthur Neville Chamberlain a guida del paese, colpevole di non aver mai bene capito la ‘pericolosità mostruosa’ di Hitler.
Anzi solo poche settimane prima Chamberlain aveva proclamato alla Camera che il Fuhrer "aveva perso l'autobus" per la conquista dell’Europa, ma dovette arrendersi quando vide che il 9 aprile 1940 la Danimarca e la Norvegia (con l'operazione Weserübung) vennero in fretta occupate dai nazisti.
A suo tempo, Churchill più diffidente e meno tollerante del suo capo di partito e di governo nei riguardi del nazismo aveva proposto di anticipare i tempi e soprattutto la fame di conquista della Germania. Ma non venne ascoltato. Lo sarà solo il 10 maggio quando, con l’operazione ‘Fall Gelb’("Caso Giallo"), Hitler invaderà il Belgio, l’Olanda e il Lussemburgo con obiettivo Parigi. Per le democrazie europee iniziava l’ora più buia.
Ma la guerra di Hitler avrà da allora un serio antagonista e, fino al 22 giugno 1941, con l’invasione nazista dell’URSS, ma soprattutto fino al Pearl Harbor del 7 dicembre 1941, sarà l’unico ad opporsi alla Germania e all’Italia. Perché da classico approfittatore Mussolini neanche un mese dopo, il 10 giugno, da Piazzale Venezia dichiarerà guerra agli inglesi e francesi. La chiameranno la ‘pugnalata nella schiena’.
«La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia. Scendiamo in campo contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia e spesso insidiato l'esistenza medesima del popolo italiano».
Sarà la più grande catastrofe del nostro Paese che ne uscirà distrutto e in macerie. Ma anche questo in Italia non è a tutti condiviso.
Anni fa – basta andare sul web - l’attuale Premier definiva Mussolini 'il più grande statista italiano del secolo scorso' e non a caso i suoi uomini continuano ancora oggi a dedicare vie, piazze e mausolei a personaggi di quel suo regime criminale.
E per uscire dal fascismo e da Mussolini anche noi abbiamo pagato con tanto sangue, fatica, lacrime e sudore. Ma pure questo non trova tutti d’accordo.
Ma forse, per noi, le parole più idonee su quegli anni e sull’eredità di quel regime si trovano in Piero Calamandrei e nelle sue acute analisi:
«Fra le tante distruzioni il cui il passaggio della pestilenza fascista è responsabile,
si dovrà annoverare anche quella, non riparabile in pochi anni, del senso della legalità.
Per vent'anni il fascismo ha educato i cittadini proprio a disprezzare le leggi,
a far tutto per frodarle e per irriderle nell'ombra».
C’è chi aveva Churchill, c’è chi si teneva Mussolini.
Neanche dopo 80 anni in Italia abbiamo capito la differenza tra democrazia e dittatura, tra libertà e fascismo. In Inghilterra l’ora più buia durò 5 anni e da noi? Quando accenderemo la luce?
Perché di solito solo le talpe e i ladri amano vivere nel buio.
13 maggio 2025 – 85 anni dopo -
Liberamente tratto dal mio ‘Il tempo che torna indietro – Seconda Parte” - Amazon – 2024
* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio
 
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