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12 maggio 2025
tutti gli speciali

Vero degrado è lavorare una vita e rimanere poveri
di Sergio Scorza

La professoressa Elsa Fornero è andata in pensione a 70 anni (i docenti universitari ed i magistrati hanno un regime speciale) con 3.500 euro al mese. Ora prende circa 6500 euro per ogni ospitata televisiva per dirci, ogni volta, che non ci sono soldi per le pensioni e che bisognerà andarci sempre più tardi.

Intanto bisognerebbe che qualcuno spiegasse alla professoressa che il bilancio INPS ha chiuso gli ultimi tre esercizi in attivo. Ma la nostra si guarda bene dal ricordarlo presa com'è dal loop del "non ci sono soldi - non ci sono soldi". In ogni caso, le variabili da considerare per valutare la tenuta presente e futura dei conti dell'INPS - prima fra tutte la sempre invocata e mai attuata separazione dell'assistenza dalla previdenza - sono molte e non hanno niente a che fare con il saldo negativo tra nascite e decessi.

Comunque vada ed al netto delle chiacchiere di Salvini, il meccanismo dell'agganciamento all'indice della speranza di vita previsto dalla norma ancora in vigore e che porta ancora il suo nome, fra qualche anno, potrebbe innalzare l'età pensionabile a 70 anni se non oltre. E, grazie al calcolo "contributivo" ed al lavoro precario, intermittente e sempre più povero, le pensioni saranno talmente da fame che, anche andati in pensione a 70 anni, sempre più pensionati continueranno a lavorare in nero ed a fare lavori pericolosi tipo salire su impalcature senza sistemi di protezione ed imbracatura per rimediare quel poco che manca loro per arrivare a fine mese.

In Francia hanno fatto mesi di sciopero perché non volevano andare in pensione a 64 anni anziché 62. Ora vanno a 64 anni ma ci vanno con il calcolo retributivo, l'unico che garantisce un livello di vita minimamente dignitoso. E in Italia? Qui, a partire dalla famigerata Riforma Dini del 1995, si va con il calcolo contributivo ad eccezion fatta per quei lavoratori anziani che ancora possono far valere una manciata di anni calcolabili con il vecchio metodo retributivo relativi agli anni di lavoro svolti prima del 1995.

Qui i sindacati complici della distruzione del nostra sistema pensionistico si sono tuffati, esattamente 30 anni fa, nei fondi pensione "chiusi", ovvero, con i sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil infilati illo tempore dentro i consigli di amministrazione dei fondi pensione (in palese conflitto di interesse). Altro che Francia.

Da allora tirano la volata alle assicurazioni private che vorrebbero rendere obbligatoria la devoluzione automatica del TFR (Trattamento di Fine Rapporto) direttamente ai fondi pensione e puntano sulla trasformazione del sistema pensionistico attuale in un ente erogatore di elargizioni caritatevoli nei confronti dei poveri assoluti. A rapinare il TFR dei lavoratori ci ha provato anche la plurilaureata della domenica e ministra del lavoro, Elvira Calderone, con un emendamento inserito notte tempo nell'ultima legge di bilancio senza, però riuscirci. Una torta, quella dei TFR, che vale svariate decine di miliardi di euro su cui i grandi gruppi finanziari e speculativi non vedono l'ora di mettere le mani.

Intanto il grande filosofo che si rifà direttamente a quelli greci antichi, Umberto Galimberti, in una recente intervista ha dichiarato "già a sessant’anni l’uomo potrebbe tranquillamente lasciare questo mondo". Si, magari schiacciato da una pressa, oppure liquefatto in un deposito di idrocarburi. E visto che, in base al sistema previdenziale attuale, a 60 anni siamo ancora nel bel mezzo della nostra vita lavorativa, quale morte più saggia ed in linea con gli insegnamenti dei grandi filosofi greci se non quella di prendersi uno schioppone definitivo direttamente sul posto di lavoro?

Del povero lavoratore, in infinita attesa di una pensione, si scriverà nei necrologi "onoriamo la memoria di lei/lui, che è morta/o lavorando per l'azienda XY alla quale è rimasta/o sempre devota/o ed a cui ha dedicato i migliori anni della sua vita... ed anche i peggiori".


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