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Russia e Cina: novità sui gasdotti
di Clara Statello
Sono passati in silenzio due fatti piuttosto importanti:
1) il tribunale di Zugo ha disposto la ristrutturazione del debito del Nord Stream 2 nei confronti dei creditori e dato il via alla ricerca di acquirenti, dopo l'offerta di un'investitore amico di Trump (le trattative sarebbero condotte da Grennell e da Warnig, il CEO della società, manco a dirlo amicone di Putin e ex agente STASI).
Si va verso la cessione e la proprietà statunitense dell'infrastruttura che trasporta gas russo in Europa, come parte di un accordo per la pace in Ucraina.
2) i lunghi colloqui tra Putin e Xi hanno prodotto dei miglioramenti nelle trattative per la realizzazione del North Siberia, il gasdotto sinorusso che dovrebbe portare il gas russo in Cina.
Questo è lo sfondo su cui arrivano le notizie dell'ultimatum dell'Europa a Mosca, all'indomani del trionfo di Putin (e Xi) in piazza rossa.
Se fanno sul serio vuol dire che i negoziati sono miseramente falliti o forse non sono mai iniziati, si trattava semplicemente dell'ennesimo bluff dell'Occidente.
Sennò si tratta semplicemente di pressioni per far leva sul Cremlino in un momento cruciale delle trattative tra Putin e Trump.
In ogni caso Peskov ha già elegantemente risposto che è inutile esercitare questo tipo di pressioni. Medvedev ha reagito in maniera meno elegante ma più creativa, inventando una nuova identità di genere in cui infilare i piani di pace dei volenterosi.
 
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