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Sull'elezione di Papa Leone XIV
di Sandro Valentini
Parto da tre considerazioni.
La prima, dal nome. Leone XIII fu il primo Pontefice post-risorgimentale. Successore di Pio IX, il suo pontificato fu caratterizzato dal governare una Chiesa che passava dal potere temporale alla sola spiritualità religiosa. Confermò la decisione di Pio IX del divieto dei cattolici di partecipare alla vita politica del Paese. Per rendere più accettabile tale divieto, in una fase di sviluppo del capitalismo, elaborò una nuova dottrina sociale della Chiesa contro un capitalismo selvaggio ma anche contro le idee socialiste (difese la proprietà privata) e lo Stato laico.
Dalla sua dottrina sociale nasce la visione del corporativismo cattolico che sarà ripresa e adattata dai regimi fascisti europei, in particolare da quello portoghese e Italiano. Ma si scontrò anche con le posizioni laiche. Basta rammentare il conflitto, anche a suon di scomuniche, con lo Stato post risorgimentale e il Comune di Roma per la edificazione della Statua a Giordano Bruno. Il suo pontificato durò 25 anni e lo passò quasi sentendosi assediato in Vaticano.
Solo con Pio X, suo successore, vi fu l'avvio di una svolta in cui si diede attuazione a un rapporto più laico tra Stato e Chiesa. Fu pertanto un Pontefice che concentrò la sua azione nel rafforzare e consolidare il ruolo della Curia come istituzione anche alternativa allo Stato. Non sfugge quindi che la scelta del nome Leone abbia un preciso significato. La Chiesa è assediata da una società non più confessionale.
Occorre pertanto non solo sviluppare la Chiesa nelle periferie ma anche ristabilire una forte e centralizzata funzione dottrinaria della Curia, pur se questa sua funzione deve essere svolta in modo collegiale. Da qui una rottura con Papa Francesco da parte del nuovo Pontefice molto più attento alla dottrina.
Secondo punto, sulla pace. Su questo punto Leone è invece in forte continuità con il suo predecessore. Non mi pare specificatamente molto in linea con i vertici della UE che hanno fatto la scelta del riarmo e della guerra.
Terzo punto, il più importante. È un Pontefice statunitense, con una forte inclinazione al dialogo, alla pace, ma anche attento alla questione sociale sia pur tramite il rilancio di una dottrina sociale della Chiesa in chiave contemporaneamente contro il capitale e contro il socialismo. Ma questa visione paradossalmente la pone come protagonista della costruzione di un ordine multipolare in quanto non è, a differenza di Francesco, condizionato e influenzato da idee e visioni global.
In un mondo che non può prescindere dal ruolo delle tre grandi potenze, Usa, Cina e Russia, la elezione di un Pontefice statunitense, con le caratteristiche che ho descritto, non può che favorire tale processo. Non sono più di tanto stupito dalla elezione di un Pontefice statunitense.
È evidente però che sia un Pontefice di mediazione. Vedremo come nel corso del suo pontificato affronterà i problemi e le contraddizioni che inevitabilmente si presenteranno. Ma due cose mi sembrano a caldo evidenti. Rilancerà il ruolo dottrinario della Chiesa tramite la centralità della Curia, ma tenterà pure di condurre il mondo cattolico a pieno titolo nel processo multipolare.
Nel bene e nel male assisteremo a un nuovo protagonismo planetario dei cattolici per dire anch'essi la loro nella costruzione di un nuovo ordine mondiale. E per questo si scontrerà con il capitale finanziario e le forme più selvagge di capitalismo, ma non rinuncerà a una lotta ideologica contro il socialismo. Però in questa fase di smantellamento della globalizzazione finanziaria credo, da non credente, da ateo, da marxista, che il suo pontificato sarà, per le questioni che mi stanno più a cuore, positivo.
 
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