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Quattro morti in Ohio
di
Rinaldo Battaglia *
“Soldati di piombo e Nixon in arrivo
Finalmente siamo per conto nostro
Quest'estate sento il tambureggiare
Quattro morti in Ohio Scendi laggiù
I soldati ci stanno abbattendo
Avrebbe dovuto essere fatto molto tempo fa
E cosa (faresti) se la conoscessi
E l'avessi trovata morta a terra
Come puoi correre quando sai?”
Nel giugno 1970 Crosby, Stills, Nash & Young uscirono con questa canzone su testo di Neil Young. Si chiamava ‘Ohio’ e parlava di quanto avvenuto solo un mese prima, il 4 maggio 1970 nella Kent State University, proprio nello Stato dell’Ohio.
Quel giorno la Guardia Nazionale degli Stati Uniti sparò sugli studenti che protestavano e 4 di loro morirono: Allison Krause, Jeffrey Miller, Sandra Scheuer, e William Schroeder.
Oltre ad altri 9 rimasti feriti.
4 uccisi, il giorno 4 del mese, dopo 4 giorni di pacifica protesta: forse anche quel numero aveva un significato anche simbolico.
Le proteste studentesche della Kent State non erano le prime in ordine di tempo: già nel 1966 nell’Università di Berkeley, in California, gli universitari avevano fortemente reagito contro la guerra nel Vietnam. Ma ora, per gli studenti, si era passato il segno. Il Presidente Richard Nixon aveva lanciato il 1º maggio la campagna di invasione della Cambogia, allargando il perimetro della guerra e dando chiari segnali che la pace fosse ancora sempre più lontana.
La proteste, e i primi morti durante una protesta contro la Guerra nel Sud-Est asiatico, ruppero quel silenzio passivo che fino ad allora aveva contraddistinto l’opinione pubblica statunitense. Ora, vi era la seria preoccupazione che la guerra si espandesse ben oltre al Vietnam, anche perché dall’altra parte della sponda vi erano gli alleati dell’URSS e si era in piena guerra fredda. Gran parte dell'opinione pubblica comprese, quindi, che veramente il Vietnam era ormai una storia senza via d'uscita. Sarebbe stata in ogni caso solo una sconfitta, se non militare di certo morale e politica.
Anche per gli USA quelli erano anni non facili. Con Nixon alla Casa Bianca – molto legato ai poteri forti - oltre allo sviluppo della guerra in Vietnam era ripresa l’azione per rafforzare i regimi ‘amici’, anche a costo di colpi di stato. Nel 1967 era toccata alla Grecia, pochi mesi dopo da noi ci sarebbe stato il golpe-non golpe dell’Immacolata di Junio Valerio Borghese. Dopo, col piano Condor, toccherà al Cile di Pinochet e all’Argentina di Viola e Videla.
I 4 morti della Kent State University erano già nell’aria da alcuni giorni. Il giorno 2 maggio, a seguito delle prime proteste ed agitazioni civili, Leroy Satrom, il sindaco di Kent, aveva dichiarato lo stato d'emergenza e già nel pomeriggio chiesto al governatore dell'Ohio, James Rhodes, di inviare in città la Guardia Nazionale in suo soccorso. All’arrivo – in tarda serata – della Guardia Nazionale, la protesta anzichè calmarsi si sviluppò in fretta: venne dato fuoco all'ufficio (militare) del Reserve Officer Training Corps (ROTC) presente nel campus e i dimostranti impedirono ai pompieri di spegnerne l'incendio.
La Guardia Nazionale decise allora di far evacuare l’intero campus universitario, impiegando quasi 1.000 uomini. Non solo: notizie non controllate dicevano che il Governatore Rhodes avrebbe a poco dichiarato lo stato di legge marziale, col divieto assoluto quindi di raduni, assemblee, proteste anche se pacifiche.
Nella serata del 3 maggio due diverse dimostrazioni studentesche, non a caso, furono disperse dalla Guardia Nazionale, che sparò dei lacrimogeni in mezzo alla folla.
La situazione precipitò il giorno dopo, lunedì 4 maggio, quando era stato programmato un raduno degli studenti per mezzogiorno. I dirigenti dell'università anticiparono la protesta, distribuendo ben 12.000 volantini per tentare di informare la comunità del campus che i raduni erano stati vietati, sebbene il Governatore Rhodes non avesse ancora firmato nulla. In poco tempo, oltre 3.000 persone si riunì negli spazi comuni dell'università e - poco prima di mezzogiorno - la Guardia ordinò alla folla di disperdersi e sparò i lacrimogeni. Ma il gas dei lacrimogeni ebbe poca efficacia nel disperdere la folla, che reagì lanciando pietre, urlando e scandendo slogan.
La ‘battaglia’ della Kent State University non venne fermata: anzi 70 soldati della Guardia Nazionale, con le baionette inastate, avanzarono in gruppo verso i dimostranti nel tentativo di disperdere la folla. Presto però si trovarono intrappolati su un campo da allenamento di atletica, recintato su tre lati, dove rimasero per dieci minuti. Iniziarono quindi ad arretrare nella direzione dalla quale erano venuti, seguiti da alcuni manifestanti. Quando raggiunsero la cima di una collinetta, 28 di quei soldati si voltarono verso la folla e spararono una scarica di 13 secondi con un numero di colpi compreso tra 61 e 67.
A morire e ad esser feriti non erano però solo i dimostranti. Risulterà che fosse solamente uno di loro e persino uno degli studenti uccisi, William Schroeder, non era nemmeno coinvolto nella dimostrazione, ma addirittura era membro del capitolo del ROTC (servizio militare universitario), contrario alla protesta o almeno a quel modo di far protesta.
Oggi nei pressi del luogo esiste un monumento in loro memoria e precisamente nel luogo esatto in cui fu rinvenuto il corpo di uno dei 4 ragazzi uccisi, Jeffrey Miller.
Una fotografia, famosa a quel tempo, mostra un'immagine simbolo dell'evento, in cui si vede una ragazzina (di nome Mary Vecchio) inginocchiata sul corpo di quel Jeffrey Miller, in un pianto disperato. Quella foto di John Paul Filo, uno studente universitario, fu premiata col Premio Pulitzer per la fotografia.
La foto non ebbe peraltro vita facile: fu spesso ostacolata dalla politica. Evocava un‘immagine di dolore e indicava all’opinione pubblica americana che i ragazzi, che contestavano e protestavano, non erano solamente degli "sporchi hippy", ma anche giovani per bene dei sobborghi della città, vogliosi di una vita migliore senza nuove guerre e nuovi business delle armi. L’opinione pubblica e i mass-media di allora vennero scossi da quel tragico 4 maggio e la ‘vision’ della guerra del Vietnam prese una strada diversa, mettendo in difficoltà ampi spazi della politica.
I 4 morti della Kent State inoltre provocarono nuove dimostrazioni in tutti i campus universitari degli Stati Uniti, tanto che si arrivò alla chiusura di molti di questi, sia a seguito di altre proteste, talvolta pacifiche, talvolta violente. Il campus della Kent State rimase, ad esempio, chiuso fino all'estate del 1970.
Anche lo scontro razziale prese vigore tra gli studenti: dieci giorni dopo, il 14 e 15 maggio, a Jackson nel Mississippi altre proteste e altre ‘esagerazioni’ della polizia, dove anche qui molti ancora una volta persero il controllo. Quando arrivò la calma, dopo che diverse persone vennero calpestate o tagliate da vetri rotti, due studenti, uno della Jackson State University (storico ateneo nero), Phillip Lafayette Gibbs di 21 anni, e l’altro della vicina Jim Hill High School, James Earl Green di 17 anni risultarono senza vita. Assieme a loro si contarono 12 feriti. Ma in questo caso essendo loro ‘studenti di colore’ quelle morti per l’opinione pubblica americana passarono in forma meno forte e più invisibile. Erano morti di ‘serie b’.
Si potevano evitare quelle vittime?
La politica poteva intervenire prima ed intercettare le preoccupazioni e le paure che una nuova guerra porta sempre con sé? O ci devono sempre scappare prima dei morti, sacrificare prima delle vite per smuovere le coscienze.
Sembrano domande attualissime sebbene la vicenda, da cui si è partiti, sia vecchia di oltre 50 anni. Anzi, con quel che sta succedendo proprio in questi giorni nelle Università americane, forse giovanissima.
“Scendi laggiù
I soldati ci stanno falciando
Avrebbe dovuto essere fatto molto tempo fa
E cosa (faresti) se la conoscessi
E l'avessi trovata morta a terra
Come puoi correre quando sai?
Soldati di piombo e Nixon in arrivo
Finalmente siamo per conto nostro
Quest'estate sento i tamburi.
Quattro morti in Ohio
Quattro morti in Ohio (quattro)
Quattro morti in Ohio (quattro)
Quattro morti in Ohio
Quattro morti in Ohio (quanti altri?)
Quattro morti in Ohio (perché?)
Quattro morti in Ohio”.
4 maggio 2024 – 54 anni dopo - Rinaldo Battaglia
* Coordinatore della Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio
 
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