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03 maggio 2025
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La Russia riscopre l'impero
di Giacomo Gabellini

Alla fine di marzo, il politologo russo Sergij Karaganov ha pubblicato un saggio in cui si sostiene che la Russia rappresenti uno dei principali responsabili del processo di trasferimento del potere mondiale dall’Occidente, il quale «ha perso la capacità di usare la forza quasi impunemente contro le “periferie”», alla “Grande Eurasia”.

Questa svolta epocale sta favorendo la rinascita di una vasta panoplia di Stati-civiltà e riaffermando il ruolo cruciale delle entità statali come principali soggetti della politica internazionale a scapito delle imprese multinazionali e delle Ong.

Secondo le valutazioni formulate da Karaganov, l’Europa va disintegrandosi e gli Stati Uniti gestiscono con difficoltà il “ripiegamento imperiale”, mentre Paesi e popoli rimasto sotto la dominazione europea per secoli si stanno «scrollando di dosso il “giogo” occidentale». In questo contesto, evidenzia il politologo russo, l’attuale battaglia tra la Russia e le élite che controllano l’Occidente non ha ancora un esito chiaro e definito.

La Federazione Russa, sostiene Karaganov, «potrebbe ancora perdere la sua determinazione a combattere fino alla fine, e quindi perdere la battaglia. Ma questo non è solo inaccettabile, è anche improbabile. L’operazione in Ucraina sta aprendo forzatamente ma utilmente nuove opportunità. Credo che uno degli obiettivi non dichiarati – e che si sta raggiungendo con successo – sia quello di strappare la classe politica e intellettuale russa dall’obsoleto occidentalocentrismo, costringendola a rivolgersi a nuovi Paesi, idee e mercati e a tornare a sé stessa. Un obiettivo parallelo è quello di indebolire la grande borghesia compradora che si è formata a seguito delle fallimentari riforme russe degli anni Novanta […]. C’è anche un terzo obiettivo non dichiarato, che deve essere raggiunto attraverso questa crisi: preparare la Russia a 15-20 anni di sconvolgimenti costruendo una “Fortezza Russia” aperta alla cooperazione.
La Russia è tornata a sé stessa, è tornata – per necessità, ma anche per aver finalmente raccolto la volontà necessaria – al suo tradizionale stato di guerra contro gli invasori esterni. Ha così finalmente iniziato a crescere economicamente e tecnologicamente attraverso la sostituzione delle importazioni.
> Questa è la via dello sviluppo sovrano e della libertà della nazione di scegliere la propria strada. Accanto a questi sforzi c’è la necessità di una decolonizzazione intellettuale: la libertà dal giogo occidentale, imposto ma anche volontariamente accettato.
È necessaria anche un’idea-sogno: formule che conducano al futuro ma che abbiano radici storiche, che siano aperte alla discussione ma che siano promosse dallo Stato. Un altro compito fondamentale è il ritorno finale della Russia in Eurasia attraverso lo sviluppo di tutta la Siberia, culla della grandezza e della potenza russa».

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