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Femminicidio: bambini distrutti, non danni collaterali
di Roberta Altrui *
"Accoltella la moglie e scappa. A dare l'allarme i figli piccoli. L'uomo è morto in un incidente in auto durante la fuga"
Ho condiviso questa notizia, a dispetto di altri casi analoghi, solo perché nel titolo si menzionano i figli.
Mi ha colpita perché sono onnipresenti, ma poco narrati, i ruoli e le sorti dei bambini durante e dopo un femminicidio. Nelle rare notizie di cronaca in cui si fa anche un breve focus su di loro, lo noto subito.
Nella totalità dei casi, questi minori cresceranno orfani di madre e con un padre assente, perché morto o in carcere (un "padre evaporato" all'ennesima potenza, un padre rimosso).
La loro famiglia è distrutta per sempre, lasciando un vuoto incolmabile pieno di sentimenti ambivalenti, un fosso da cui è difficile uscire.
Se abbiamo ancora un serio problema a poter definire vittime le donne (senza l'incel di turno che dice la sua), tanto meno riusciamo a visualizzare i loro figli come vittime, tanto sono oggettivati nella loro posizione subordinata ai genitori.
Neanche fossero passivi ologrammi intorno agli adulti, privi di una vera narrazione concreta e indipendente. Alla stregua di un insignificante e mero danno collaterale.
* La dott.ssa Altrui è Terapista della Neuro e Psicomotricità dell'età evolutiva ed Educatrice
 
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