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01 maggio 2025
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Le ginestre rosso sangue e il burattinaio
di Rinaldo Battaglia *

C’è un personaggio nel cerchio magico del Duce - sebbene più nascosto o meno evidente di altri ma sempre vivo e presente - che ha condizionato molto la storia del biennio di morte ‘41/’43 in terra di Jugoslavia, così martoriata. Ma non solo in Jugoslavia, anche – anni dopo - nel Sud Italia. Pochi lo conoscono, se non gli addetti ai lavori.

Perché è un caso strano ma ovviamente, con un posto nella lista dei criminali di guerra per la War Crimes Commission dell’Onu del 4 marzo 1948.

Si tratta del ‘questore’ Ettore Messana, uomo vicinissimo a Mussolini ma poi usato anche da altri, dopo il ‘45, soprattutto alla luce delle sue competenze e intrallazzi.

Messana, classe 1888, siciliano, già negli anni ‘20 risultava come uno dei principali istigatori di lotte contadine da cui far scaturire stragi e sangue. E questo era il suo punto di forza.

Venne coinvolto nella strage di Riesi e altre successive. Sempre finite male per i contadini. Bene per i padroni, i latifondisti.

Messana lavorò per uomini del fascio, diventò poliziotto, informatore, sempre in ruoli non ben definiti, sempre in luoghi dove c’è violenza. O fuochi da incendiare. Un pompiere all’incontrario.

Non poteva mancare quindi in Slovenia. Mussolini lo nominò questore di Lubiana dall’aprile ‘41 a maggio ‘42, per promuoverlo poi a Trieste.

È fautore della pulizia etnica totale, della 'snazionalizzazione' degli sloveni. Razzista e fascista fino all’osso.

La Commissione ONU, per i crimini di guerra, elenca una serie di omicidi ben precisi con situazioni in cui «esortava personalmente gli aguzzini ad infierire contro le vittime». Viene definito «uno dei maggiori carnefici».

Intervenne su casi particolari sotto precisi ordini del Duce per eliminare politici, comunisti e no, che potevano nuocere.

Caduto il fascismo, si nascose per un po’ ma sebbene avesse sulla testa varie condanne o gravissime accuse minuziosamente documentate, non solo fu lasciato operare, ma addirittura promosso a Ispettore Generale della pubblica sicurezza in Sicilia, dal governo Bonomi (con Alcide De Gasperi ministro).

Divenne referente speciale della banda Giuliano e di Fra Diavolo, bande di banditi che in teoria erano contro lo Stato. Mai chiarito bene.

Sono gli anni delle stragi di Portella della Ginestra e degli assalti alle Camere del lavoro. Metodi fascisti già usati a Trieste, quando una banda di ladri comuni e poliziotti locali (la più volte menzionata banda Collotti) infieriva a scopo politico contro degli oppositori al regime, senza apparente nesso logico.

Alle spalle c’era sempre Ettore Messana, si dice. Un grande burattinaio.

In Sicilia persino qualche capomafia, in sede processualem non avrà remore a definire Messana quale «capo del banditismo politico». Banditismo politico?

In particolare, nella strage di Portella della Ginestra - avvenuta il 1º maggio 1947, nel comune di Piana degli Albanesi in provincia di Palermo, causata proprio dalla banda criminale di Salvatore Giuliano - la presenza di Ettore Messana non è mai stata messa in discussione.

Quel giorno il ‘bandito Giuliano’ sparò contro la folla di contadini riuniti per celebrare la Festa dei Lavoratori, uccidendone subito 11 e provocando numerosi feriti (oltre 30 di cui 27 definiti subito gravi). Tra i morti anche 3 bambini o ragazzi: Giuseppe Di Maggio e Giovanni Grifò di 12 anni e Vincenzina La Fata di soli 8 anni.

Le motivazioni della strage, che dette inizio in Italia alla crisi del maggio 1947 e che nei giorni successivi fu seguita da molti altri assalti a sedi dei partiti di sinistra e delle camere del lavoro della zona, risiedevano, oltre che nella dichiarata avversione del bandito nei confronti dei comunisti, anche nella volontà dei poteri mafiosi e dell'indipendentismo siciliano e delle forze reazionarie di mantenere i vecchi equilibri nel nuovo quadro politico e istituzionale nato dopo la seconda guerra mondiale.

Nonostante non siano mai stati individuati i mandanti, sono state accertate le responsabilità degli ambienti politici siciliani, con l'aiuto di alcune frange statunitensi, interessati a intimidire la popolazione contadina che reclamava la terra e aveva votato per il Blocco del Popolo nelle elezioni del 1947. Del resto, Giuseppe Tomasi di Lampedusa tempo prima aveva previsto il futuro: “Noi fummo i leoni e i gattopardi, dopo di noi verranno le iene e gli sciacalli”.

Messana passò indenne anche a questa vicenda e quando andò in pensione nel 1953, a 65 anni, il ministro Mario Scelba, uomo forte del momento, così gli scrisse il 21 novembre: “Sono lieto di comunicarle che in riconoscimento dei lunghi ed apprezzati servizi che da Ella resi allo Stato, il Presidente della Repubblica, con decreto del 30 ottobre 1953, Le ha conferito, su mia proposta, l’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana”.

Questa era l’Italia nell’immediato dopo-guerra. Ma siamo sicuri che il fascismo in Italia è stato sconfitto col 25 aprile 1945?

1° maggio 2025 - 78 anni dopo - Liberamente tratto dal mio ‘Il tempo che torna indietro – Seconda Parte” - Amazon – 2024

* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio


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