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Pizze e omicidi
di
Francesco P. Esposito *
Una storia vera.
- Buongiorno! (Imprenditore)
- Ué, buongiorno a te. (Pizzaiolo)
- Una margherita, grazie.
- Va bene. Ma pala e forno li hai portati?
- Come scusa?
- Ho chiesto: pala e forno ce li hai?
- No… perché dovrei?
- Eh. Bella questa. E allora spiegami perché ogni santo inizio di contratto tu vai da Abdul, da Genoveffa, da Esposito e dici loro:
“Domani cominci. Portati le scarpe antinfortunistiche.”
Come se il lavoro lo dovessero impastare loro, col sangue loro.
Come se uno vale l’altro e tanto se si scantano o s’ammazzano, ce n’è sempre un altro che scarapiccia nel curriculum.
- Ma io…
- Ma niente. Tu questo lo fai ogni volta! Gli chiedi di portarsi la sicurezza da casa.
E poi ti lamenti se il cantiere finisce in tragedia.
Lo sai cos’è un infortunio sul lavoro?
Un omicidio che non fa rumore. Un tirabuio, ma senza piano. È un omicidio diluito nel tempo.
Solo che a sparare, ci sei pure.
* Criminologo forense, componente del Comitato tecnico-giuridico dell'Osservatorio
 
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