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Meno canti e più fatti
di Elisa Fontana
Odio Bella ciao.
Tranquilli, non sono diventata tutto d’un tratto fascista e cercherò di spiegare il mio improvviso odio per Bella ciao.
Non so se vi siete accorti del lento ma implacabile scivolamento illiberale del nostro Paese, stretto in una morsa di decreti securitari, di reati inventati, di fastidio per quel che è rimasto della libera stampa, di vicende opache di spionaggi di stato contro figure scomode, di campi di concentramento per migranti e potete continuare tranquillamente voi a concludere l’elenco.
Quando poi arriva il 25 aprile è il delirio totale di un governo che non sa dove scappare per tenersi alla larga dalla festa della Liberazione, con mille distinguo, con mille richieste di “pacificazione”, con un elenco ambiguo di scurdammoce ‘o passato, senza mai pronunciare parole come antifascismo o bestemmie simili. Dovremmo prendere il pacchetto regalo così com’è e ringraziare pure.
E mentre c’è questa corsa alla normalizzazione, alla identificazione di innocui striscioni, alle multe all’ANPI per occupazione di suolo pubblico, al divieto di portare bandiere rosse sulla tomba di Gramsci, l’opposizione dov’è? Cosa fa? Come si muove?
Intona Bella ciao, ritenendo con ciò concluso ogni dovere democratico.
Ieri abbiamo assistito a Milano a circa 6 mila mani che si sono alzate nel saluto fascista alla commemorazione per Sergio Ramelli. Perché se è giusto commemorare un morto, non si capisce perché ogni volta la commemorazione si debba trasformare in una indegna gazzarra fascista. E l’antifascista sindaco Sala dove si trova? Il sindaco di quella città che il 25 aprile è scesa numerosissima in piazza a celebrare la Liberazione ritiene tutto ciò normale? Non ha nulla da dire o da fare in quanto primo cittadino? O anche lui ha giurato sulla Costituzione perché non aveva altro da fare?
Però nelle cronache odierne sui giornali sotto la foto della canea fascista con il braccio alzato si sono premurati tutti di farci sapere che da una finestra si è levato nitido il canto di Bella ciao. Che se è cosa encomiabile per un privato cittadino che nulla di più può fare in quel momento per esprimere il proprio dissenso, viene però usato da tutti i mass media per addormentare il dibattito. Non un solo resoconto che abbia ricordato o sottolineato come quella pagliacciata indecorosa abbia fatto carta straccia di un paio di leggi e nessuno ha scritto chiedendosi dove fossero le forze dell’ordine e chi ha dato il permesso all’adunata sapendo benissimo come si sarebbe svolta. No, tutti a ricordarci che qualcuno ha cantato Bella ciao.
E due giorni fa c’è stata quell’altra pagliacciata a Dongo per commemorare la morte di quell’altro degno personaggio che ha buttato l’Italia nel baratro della 2^ guerra mondiale e le immagini ci hanno mostrato lì accanto un presidio di antifascisti che cantavano Bella ciao. Ah, sì, le opposizioni hanno fatto una interrogazione parlamentare e sono a posto così, come se non sapessero che a Dongo ogni anno è così, come a Predappio, come ad Acca Larenzia, come se non sapessero che il governo se ne fa un baffo a tortiglione delle loro interrogazioni. Abbiamo il fascismo che piano piano, ma inesorabilmente ha rialzato il capo in tutti i gangli dello Stato e anche nell’agone pubblico. E l’opposizione cosa fa? Canta Bella ciao. Avanti così.
Solo un’ultima cosa oltremodo banale vorrei ricordare ai partiti d’opposizione: l’opposizione si fa nelle strade, nelle piazze, in mezzo alla gente, chiedendo a voce alta che si applichi la legge e non che ci si giri dall’altra parte. Solo così cantare Bella ciao recupererà il suo senso autentico, diverso dal vezzo pseudo democratico odierno. Fino ad allora, meno Bella ciao e più fatti.
 
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