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30 aprile 2025
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La scelta della morte
di Alessandro Ferretti

Il piano per la pulizia etnica è sempre più definito. Il Times of Israel ha annunciato la creazione di una nuova “zona umanitaria” nel sud della Striscia. Questa zona è a sud del nuovo “corridoio” di Morag, creato dall’esercito di occupazione spianando e distruggendo ogni cosa, e contigua alla frontiera con l’Egitto. Include la città di Rafah, o meglio le sue rovine: in questi giorni i bulldozer israeliani stanno infatti finendo di demolire e spianare quei pochi resti di edifici rimasti, in modo che i palestinesi non abbiano il benchè minimo rifugio duraturo.

L’idea è quella di obbligare tutti i palestinesi di andare a sud previa uno screening di sicurezza, che significa arresto e tortura a tempo indeterminato per chiunque venga indicato come soggetto dubbio dagli algoritmi dell’intelligenza artificiale usati per i controlli. Secondo le fonti israeliane, in questa nuova “zona umanitaria” verrà realizzata una tendopoli e verranno riprese le consegne di cibo, il che fa pensare che chiunque non vi si recherà sarà destinato a morire di fame.

Quindi, i palestinesi dovranno scegliere: o una morte certa per fame e sete, o consegnarsi nelle mani dell’esercito genocida. In questo modo gli israeliani pensano di aggirare le critiche rispetto alla loro politica di sterminio per fame, e già mi immagino i nostrani tifosi del massacro che inneggiano all’umanità e alla premura dei genocidari che si “preoccupano” della popolazione.

Un ulteriore vantaggio della nuova zona umanitaria è che è al confine con l’Egitto, e quindi i palestinesi si troveranno a un passo dall’espulsione forzata dalla Striscia nel caso che l’Egitto finalmente ceda alle fortissime pressioni israelo-statunitensi di prestarsi alla fase finale della pulizia etnica.

Di fronte a tutto questo, il silenzio dei benpensanti è sempre più assordante e inconfondibile. Molti attivisti anti-genocidio continuano ingenuamente a pensare che molti di quelli che tacciono lo fanno in quanto ignari, o disinformati: ma dopo 18 mesi di stragi continue e dopo due interi mesi di blocco totale del cibo, questa illusione va spezzata una volta per tutte. Nessuno dei benpensanti del ceto medio è così idiota da non sapere quello che sta succedendo: lo sanno perfettamente, e tacciono deliberatamente.

Come dice con chiarezza estrema Dalia Ismail: “Non è vero che chi non si impegna abbastanza contro il genocidio dei palestinesi non possiede le nostre stesse conoscenze o la nostra stessa consapevolezza.”

Inutile fare a questi benpensanti il discorso secondo cui battersi per i palestinesi significa battersi anche per le nostre libertà democratiche. Questi qui hanno già preso la loro decisione: della libertà di dissentire se ne fregano totalmente. E’ tutta gente totalmente smidollata, più che disposta ad obbedire a qualsivoglia imposizione pur di non doversi trovare nella scomoda posizione di pensare e agire in modo autonomo e assumersene le conseguenze.

Come dice Dalia, “non c'è da convincere nessuno. La gente ha già fatto le proprie scelte”. Ma una cosa può confortarci quelli che hanno scelto diversamente, che hanno scelto di non rinunciare alla propria umanità, non si arrenderanno mai.

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