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29 aprile 2025
tutti gli speciali

Pagano di persona per difendere i diritti altrui
di Rossella Ahmad

Stimo enormemente Francesca Albanese e ritengo che si sia spesa in maniera davvero encomiabile per il diritto e la giustizia in Palestina in questi lunghissimi mesi di pathos, tra i più pesanti della mia vita.

Il suo ruolo è stato svolto in maniera esemplare, e deo gratias lo sarà ancora, ovviamente nei limiti del consentito. Il cosiddetto politically correct, i famosi punti fermi , i paletti inviolabili e propedeutici a qualunque discorso pubblico. Perché vi è una linea rossa che nessuno può oltrepassare, pena la morte civile - e forse anche quella fisica - se voglia avere diritto di parola in questo paese - come in tutti gli altri, eccetto i pochi che ben conosciamo. Questa linea rossa si chiama israele. e cioè l'esistenza d'israele, da cui poi scaturisce tutta una serie di diritti acquisiti. Il diritto a difendersi è il più farlocco tra questi, dal momento che parliamo di uno stato aggressore, espansionista, occupante.

È per questo motivo che evito come la peste i dibattiti tv, i talk show sette contro uno, il discorso pubblico infarcito di un politicamente corretto imperniato sulla normalizzazione di Israele, una normalizzazione che, lo abbiamo visto, prescinde dall'acquiescenza palestinese, l'unica che potrebbe conferire reale diritto all'esistenza di uno stato illegalmente creato in Palestina. Insisto sull'illegalità del fatto. Se non si parte da questo, difficilmente si potranno comprendere le sacrosante ragioni della lotta palestinese.

Parliamo di uno stato la cui creazione non è stata mai validata dall'unico attore al mondo che aveva - ed ha - la facoltà di farlo: il popolo palestinese, in quanto unico possessore della terra su cui lo stato coloniale fu costituito.

Pensate a cosa comporti iniziare un discorso pubblico introducendo la semplice e lapalissiana verità: "Egregi signori, parliamo di uno stato sulla cui esistenza siamo tutti d'accordo, io, lei, il pubblico, voi relatori/partecipanti e persino l'usciere. Tutti, tranne il popolo palestinese, che per inciso sarebbe l'unico deputato ad esprimersi sulla questione. Prima che possiate contestare questo assunto, specifico che la creazione di israele, illegale in punto di diritto, avrebbe acquisito piena legittimità solo e soltanto se, contestualmente, avesse visto la luce uno stato palestinese su cui i palestinesi fossero d'accordo. Ma così non è stato, come sappiamo, e bla bla bla".

Lo sappiamo tutti cosa comporterebbe. Lo abbiamo visto in questi lunghi mesi: solo parlare di genocidio, stigmatizzare un abominio che unicamente i collusi continuano a definire guerra , prendere le difese di un popolo imprigionato in un morso di terra e condannato a morte dallo stato più armato e mediaticamente sostenuto del globo ed indignarsi di fronte a tutto ciò, comporta la crocifissione di chi osi, la sua esclusione dal discorso pubblico, la perdita di visibilità, contratti, possibilità lavorative nel caso di personaggi noti - è di ieri la notizia che ad Amal Alamuddin, giurista libanese e moglie di una celebre star del cinema sarà probabilmente impedito l'ingresso negli USA per la sua collaborazione come legale con la CPI conclusasi con il mandato d'arresto per Mileikowsky - e persino detenzioni, sequestri, deportazioni, maltrattamenti fisici e minacce ricattatorie come è accaduto agli studenti delle università americane in rivolta ed ai manifestanti dovunque nel mondo.

Non mi illudo che ciò possa cambiare a breve. Continueremo a sentir parlare nel solco di limiti inviolabili - che generano però un discorso inficiato fin dalle premesse - perlomeno fino a quando persisterà il concetto di suprematismo su cui è edificata la nostra presunta civiltà, nel nome del quale è stato perpetrato uno scempio che prosegue indisturbato da quasi cento anni.

Era solo una premessa, ideologica quanto volete, ma che mi sentivo di dover esprimere. Per il resto, onore a Francesca Albanese ed a tutti i coraggiosi che stanno sfidando la tempesta per ristabilire un diritto. Lo dice la parola: hanno cuore, e con esso agiscono.

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