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Georgia: vicenda elettorale ridotta a un film Marvel
di Paolo Mossetti
L'ex presidente georgiana Salome Zourabishvili è in Italia per la morte di Francesco, e su Repubblica compare una intervista che mi lascia perplesso: fin dall'introduzione, dove viene data per assodata la tesi dei brogli e addirittura si parla di «consultazioni truccate con regia di Mosca».
In realtà il riconteggio dei seggi elettorali e delle schede elettorali non ha portato ad alcuna modifica significativa dei risultati ufficiali precedentemente annunciati. Il partito di opposizione era piuttosto impopolare fuori dai segmenti della classe medio-alta e nelle zone rurali.
Dopo settimane di parole che si potrebbero definire eversive, da parte di Zourabishvili, persino l'amministrazione Biden l'aveva invitata a dire quel che sapeva, e a fornire informazioni decisive per favorire le inchieste. Nessuna risposta.
Dopodiché, l'ex presidente è finita negli Stati Uniti, a lavorare per un think tank neocon di Washington e a cercare di convincere Trump a intervenire.
Tutto questo ovviamente non giustifica la violenza contro la piazza dell'attuale governo georgiano, la sua corruzione o i suoi tratti reazionari, ma parliamo pur sempre di un partito ex liberista che aveva spinto per mettere UE e Nato in costituzione.
È più complicato, insomma, di come viene riassunto. Più che di filorussismo si dovrebbe parlare di realismo, e di volontà per molti settori georgiani poveri o periferici di non fare la fine dell'Ucraina, specialmente alla luce delle confusioni atlantiche.
Una storia così articolata ne esce invece appiattita, e ridotta a un film Marvel. Peccato.
 
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