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Israele continua la sua guerra ai giornalisti
di Franca Rissi
Il Sindacato dei Giornalisti Palestinesi ha diffuso domenica dati allarmanti sulla situazione della libertà di stampa in Palestina, documentando le diffuse violazioni commesse dall'occupazione israeliana nei primi tre mesi del 2025.
Il rapporto evidenzia una campagna brutale e sistematica contro i giornalisti palestinesi, caratterizzata da attacchi mortali, arresti e distruzione di proprietà.
Secondo i dati del Comitato per la Libertà del Sindacato, 15 giornalisti sono stati uccisi nella Striscia di Gaza a seguito di attacchi diretti da parte delle forze di occupazione israeliane: sette a gennaio e otto a marzo 2025. Oltre agli attacchi contro gli operatori dei media, sono stati uccisi anche 17 familiari e parenti di giornalisti. Inoltre, 12 abitazioni di giornalisti sono state distrutte da attacchi missilistici e di artiglieria, mentre 11 giornalisti hanno riportato gravi ferite.
Gli attacchi ai giornalisti non si sono limitati alle aggressioni fisiche. Il rapporto ha documentato 49 episodi in cui le troupe stampa sono state colpite da fuoco vivo, con vittime evitate per un soffio. Questi attacchi venivano spesso perpetrati con il pretesto di diffondere avvertimenti o di allontanare i giornalisti da aree specifiche, sottolineando la natura deliberata della strategia dell’occupazione di mettere a tacere le voci dei media.
L'ondata di detenzioni è proseguita anche nel primo trimestre del 2025, con 15 giornalisti arrestati durante raid domiciliari o mentre svolgevano servizi giornalistici sul campo. Mentre alcuni rimangono in carcere, altri sono stati rilasciati dopo ore o giorni di custodia cautelare. Questi arresti fanno parte di una più ampia campagna per reprimere la copertura mediatica degli eventi in corso nella Palestina occupata.
Il rapporto descrive ulteriori forme di repressione a cui sono sottoposti i giornalisti palestinesi, tra cui l'ostruzionismo sistematico e la persecuzione mirata. Circa 117 giornalisti hanno subito diverse misure volte a impedire loro di svolgere il loro lavoro, in particolare ad al-Quds e Jenin. Tra queste, detenzioni arbitrarie, intimidazioni e aggressioni fisiche.
Ad al-Quds e Jenin, 14 giornalisti sono stati sottoposti a violente aggressioni con colpi di calcio e calci. Anche la distruzione e il sequestro di attrezzature sono stati diffusi, con 16 casi registrati. Inoltre, 31 giornalisti hanno subito un trauma respiratorio a seguito dell'esposizione a gas lacrimogeni tossici, costringendo alcuni a ricorrere alle cure mediche d'urgenza.
Sono aumentate anche le molestie legali e le restrizioni amministrative. Circa 13 giornalisti di al-Quds sono stati convocati per un interrogatorio e successivamente è stato loro vietato di fare reportage nelle vicinanze della moschea di al-Aqsa e della Città Vecchia. Queste misure fanno parte di un più ampio sforzo da parte dell'occupazione per controllare le narrazioni e reprimere i media palestinesi, secondo il Sindacato.
In totale, il Sindacato dei Giornalisti Palestinesi ha documentato circa 343 violazioni, tra cui insulti verbali, minacce, istigazione, cancellazione di filmati, procedimenti giudiziari e sanzioni pecuniarie. Data la portata e l'intensità di queste violazioni, il sindacato ha esortato le squadre sul campo a esercitare la massima vigilanza e ad aderire a rigorosi protocolli di sicurezza.
Il sindacato ha concluso ribadendo il proprio impegno a documentare questi crimini e a presentarli alle istituzioni internazionali. Ha sottolineato l'importanza di denunciare le azioni dell'occupazione israeliana e di perseguire l'accertamento delle responsabilità per porre fine alle aggressioni contro i giornalisti palestinesi e la libertà di stampa.
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