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Posizione del Papa su Israele sminuita da Vespa e da Battista
di Paolo Mossetti
Porta a Porta. A un certo punto si parla dei «forti problemi» del Papa con la leadership ebraica in Italia, e scatta l'imbarazzo di tutti gli ospiti.
Il focus è sulle critiche a Israele e - per la prima volta dall'inizio della trasmissione - praticamente nessuno prova a difendere le parole del pontefice, ma al massimo a giustificarle, annacquarle.
Bergoglio viene trattato sostanzialmente come un gaffeur che doveva stare al suo posto.
Gian Franco Svideroschi, vaticanista conservatore de Il Tempo, tira in mezzo un fantomatico documento firmato con Kirill in cui si giustificherebbe l'invasione di Putin.
«Ha parlato di genocidio, ha fatto capire, e questa è una cosa grave, cioè dopo sessant'anni di Concilio il dialogo si è fermato. E mentre invece la Chiesa cattolica dovrebbe avere un ruolo, secondo me, di pacificazione fra palestinesi e ebrei, si è tolta fuori. Perché ha scelto una parte in qualche modo».
Vespa conclude nel suo modo più classico: «Però se le parole hanno un senso, genocidio è stato quello nei confronti degli ebrei, quello di Gaza è una orribile strage ripetuta ogni giorno. Genocidio significa un'altra cosa».
Impressionante da guardare.
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Nell'intervista rilasciata a Il Riformista su Bergoglio, Pigi Battista ha il merito di mettere nero su bianco l'ideologia, per l'appunto, «riformista» italiana, con tutte le sue sciatterie reazionarie, i suoi luogocomunismi e violenze concettuali:
«Sulle grandi questioni della politica internazionale, Papa Francesco ha mantenuto posizioni molto ambigue.
Prendiamo l’Ucraina. Non ha mai espresso una reale solidarietà verso chi resiste all’invasione russa. Nessuna parola chiara sulle stragi di civili a Bucha e Mariupol. Mentre accadevano atrocità indicibili, lui rilanciava la narrativa tale per cui era la Nato a fare pressione ai confini russi...
Papa Bergoglio ha giustamente »denunciato le morti civili a Gaza, ma non ha mai chiesto ad Hamas di arrendersi, di liberare gli ostaggi, di smettere di usare i bambini come scudi umani. Non ha mai detto una parola chiara su questo. E ha lasciato intendere, anche recentemente – penso all’incontro con la poetessa Edith Buck, sopravvissuta alla Shoah – una vicinanza all’idea che Israele stesse compiendo un genocidio.
Ambiguità anche su questo. Mentre il genocidio è qualcosa di molto preciso. Non basta evocarlo: o c’è lo sterminio sistematico, come accadde nei lager, oppure è un’altra cosa».
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