Stavamo uscendo con le mani in alto
di Francesco P. Esposito *

Il caos e la brutalità delle cariche della polizia durante il rave a Torino sono l'ennesima testimonianza di un sistema che non solo non protegge, ma anzi reprime i giovani e le forme di espressione alternative con una violenza gratuita.

Una festa pacifica, che si stava concludendo senza problemi, è stata trasformata in un campo di battaglia dalle forze dell'ordine, scatenando una furia immotivata contro chi, con le mani alzate, cercava solo di tornare a casa senza subire violenze.

È insopportabile vedere come l'abuso di potere venga giustificato con la solita retorica del "mantenere l'ordine" quando, in realtà, si tratta di un attacco insensato contro i più vulnerabili, contro quelli che non si adattano al sistema che li vuole scemi, isolati, soli e dipendenti da siti di scommesse e social.

Alcuni ragazzi, anche alla loro prima esperienza in un rave, sono stati picchiati selvaggiamente, subendo non solo la violenza fisica, ma anche la devastazione psicologica. Quello che doveva essere un atto di repressione si è trasformato in una vera e propria aggressione.

Non possiamo più accettare che l'azione della polizia sia indirizzata contro la libertà e il diritto di esprimersi, come accaduto a Torino, dove la violenza è stata gratuita e sproporzionata. Il silenzio delle istituzioni e delle autorità è complice di queste atrocità.

La nostra coscienza collettiva deve risvegliarsi: è ora di dire basta a questo clima di repressione indiscriminata, dove i giovani sono trattati come nemici da abbattere, non come cittadini da rispettare.

La violenza non è mai la risposta.


* Criminologo forense, componente del Comitato tecnico-giuridico dell'Osservatorio

VAI A TUTTE LE NOTIZIE SU COSTITUZIONE

Dossier diritti