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Salviamo il mondo immaginando un futuro differente
di
Rossella Ahmad
Lascio per una volta da parte la questione politica innescata dai colonizzatori della Palestina e dai loro supporters worldwide, specialmente nel nostro paese, che avrebbero preferito il silenzio papale assoluto sulla carneficina in corso a Gaza. Ne risponderanno con la loro coscienza, ammesso ne abbiano una.
E, ancora una volta, la vergogna è planetaria, solo che se ne disinteressano allegramente mentre il resto del cucuzzaro neanche se ne accorge, as usual.
Sono altri invece i risvolti, solo apparentemente non pertinenti, che ho trovato disturbanti nell'argomento che ha egemonizzato le interazioni sul web negli ultimi due giorni e che si compendiano nella sostanziale inutilità di questo eterno e lacerante duello orizzontale di cui si nutre il discorso pubblico. Sempre uguale da anni, gli stessi plotoni social di esecuzione sommaria issati qui e là per giustiziare metaforicamente chiunque la pensi in maniera opposta alla propria.
Come se non bastassero quelli reali, che stroncano in maniera reale le voci di reale contrasto al sistema. Li vediamo in azione dovunque: nelle piazze, nelle università ribelli, nella repressione poliziesca di ogni voce dissenziente - che parli ed agisca concretamente, cioè, contro quello che Mark Fisher definì realismo capitalista, che tutto ingloba, persino la psicologia dell'individuo e la sua prevedibile risposta agli eventi; che si propone come "fine della storia" perché l'unico sistema ritenuto politicamente possibile; che devasta infine l'individuo psicologicamente, atomizzandolo e frantumando l'idea stessa di società.
Anzi, incentivando, come appare sempre più evidente, le guerriglie orizzontali ed allontanando qualsiasi prospettiva di riscatto collettivo, che sarebbe possibile - e lo è ancora - se solo fossimo in grado di resistere alla rassegnazione, che ci fa muovere ed agire e persino pensare sempre nel recinto stretto delle opinioni consentite, delle azioni tollerate, delle mosse innocue ed inefficaci al ribaltamento di una classe capitalistica oggettivamente tirannica. A cui partecipano tutti, a diverso titolo.
Il discorso non è dunque se il papa fosse un angelo o un demone, se abbia fatto o non fatto, se potesse salvare Gaza o meno... O qualsiasi altra questione.
Cosa conta ai fini di ciò che sta accadendo a noi come umanità? È l'intero sistema che produce una società dominata dal capitale - in cui ci facciamo a pezzi a vicenda mentre il capitalista se la ride lungo la strada verso la banca, per dirla con le parole di Fisher - ad essere profondamente sbagliato.
E qualsiasi azione condotta dall'interno di questi parametri non potrà che essere insufficiente, inefficace, sostanzialmente inutile. Anche per un papa. Lo abbiamo visto. Lo vedremo ancora.
Immaginare un futuro differente. Questa è la chiave.
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