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Smotrich indigna tutti: liberazione ostaggi non prioritaria
di
Leandro Leggeri
In un clima già infiammato da mesi di guerra a Gaza e da una crescente indignazione internazionale, le dichiarazioni del ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich hanno provocato un'ondata di rabbia e sgomento. Durante una riunione della commissione finanziaria della Knesset, Smotrich ha definito il ritorno degli ostaggi israeliani ancora detenuti a Gaza una questione “non prioritaria”, scatenando proteste da parte delle famiglie degli ostaggi e critiche severe anche all’interno delle istituzioni israeliane.
Nel suo intervento, il ministro – noto per le sue posizioni ultranazionaliste – ha bollato come “catastrofico” l’accordo mediato dal Qatar per la liberazione dei prigionieri, sostenendo che la guerra contro Hamas debba continuare fino alla “totale resa” del gruppo palestinese. Una presa di posizione che ha sollevato il velo sulle reali priorità del governo israeliano: non la salvezza dei propri cittadini, ma il proseguimento della distruzione sistematica della Striscia di Gaza.
Famiglie in lacrime, manifestanti a Tel Aviv e centinaia di ex agenti del Mossad, piloti e veterani militari si sono schierati contro queste affermazioni, accusando il governo di sacrificare vite umane per obiettivi politici. In questo contesto, le parole di Smotrich suonano come un’ammissione cinica: la sorte degli ostaggi è diventata merce sacrificabile sull’altare della supremazia e della vendetta militare.
Nel frattempo, a Gaza, la popolazione palestinese continua a pagare il prezzo più alto. Il bombardamento incessante, le vittime civili, la distruzione delle infrastrutture e l’assedio umanitario sono la tragica testimonianza di una guerra condotta senza pietà. Le parole del ministro israeliano non sono solo un insulto ai familiari degli ostaggi, ma una conferma inquietante: per alcuni nel governo di Tel Aviv, né gli israeliani in pericolo né i civili palestinesi contano davvero.
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