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21 aprile 2025
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Addio Francesco, papa e uomo
di Sergio Scorza

Per me che ero cresciuto in oratorio per poi passare ad una comunità di base che si ispirava ai principi del Concilio Vaticano II ed alla teologia della liberazione, l'elezione dell'argentino Jorge Mario Bergoglio, durante il terrificante papato di Joseh Ratzinger e dopo il lungo e devastante papato di Karol Woitila, era sembrata una specie di miracolo.

D'altronde la Chiesa romana, prima della sua (inattesa) nomina, era attraversata da una crisi profonda, in crisi verticale di consenso e travoltra dagli scandali.

Fu una vera boccata di ossigeno, l'elezione di un papa latinoamericano e, probabilmente fu, soprattutto, una sorta di ultima chance prima del tracollo finale di una istituzione che rischiava il tracollo sia religioso che finanziario.

Jorge Mario Bergoglio aveva voluto farsi chiamare Francesco per richiamarsi ai valori di una chiesa povera ed accanto ai poveri ed agli umili per segnare, anche simbolicamente, una netta discontinuità con il passato recente.

Le sue dichiarazioni nette contro la crescita esponenziale delle disuguaglianze nel mondo; contro le politiche disumane nei confronti migranti e contro le continue stragi nel mediterraneo; quelle contro la galoppante corsa alle armi e contro la guerra; quelle contro i negazionisti del cambiamento climatico; quelle assai scomode sul conflitto russo ucraino; quelle accorate sulla terribile situazione della popolazione a Gaza (proprio ieri aveva scritto "quello che sta accadendo a Gaza è ignobile”); le sue continue visite ai detenuti (anche nelle condizioni estreme in cui si trovava in questi ultimi giorni) e la sua incessante denuncia delle inaccettabili condizioni delle nostre carceri, ebbene, tutto ciò lo aveva reso inviso ad un gran numero di potenti di ogni sorta; di forze economiche e finanziarie gigantesche; di politici corrotti ed in malafede ma, anche, di ampi settori interni al Vaticano che avevano mal digerito la sua nomina e che sicuramente non vedevano l'ora di levarsi di torno quel Papa rompiscatole.

Certo, su Gaza avrei voluto parole ancora più chiare e nette ma in tutto l'Occidente, le sue sono state le uniche stecche in un'orchestra fatta di aperta e sostanziale complicità nei confronti delle politiche genocidarie dello Stato ebraico.

Io credo che il messaggio più importante che ci ha lasciato Francesco è quello di un Papa che è riuscito - a suo modo e con tutti i suoi limiti - a non farsi fagocitare dall'enorme portata simbolica del suo mandato e che è riuscito a restare sé stesso all'interno di una Chiesa, quella apostolica-cattolica-romana, che ancora si porta dentro tutto il marcio di un Occidente in declino.

Il messaggio più importante di Francesco è che, a differenza di tanti suoi predecessori ed a dispetto del simbolo che rappresentava, è rimasto uomo.

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