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L'inganno
di
Rinaldo Battaglia *
Se passate per Verona, nel quartiere di Golosine troverete in Via Pò un parco giochi per i piccoli. Dal 1996 è intitolato ad un bambino di Fiume, arrestato un poco prima che lì arrivassero le foibe. Eppure non conosco molti film in merito e il suo nome è molto meno ricordato ed onorato di Norma Cossetto. Anche lei, sebbene più grande, vittima di un crimine altrettanto crudele, solo qualche mese prima (5 ottobre 1943).
Quel bambino si chiamava Sergio, Sergio De Simone. Quando verrà ucciso, il 20 aprile 1945 – 80 anni fa come oggi – aveva solo 7 anni. Era bellissimo come tutti i cuccioli della sua età, ma anche due grandi difetti: essere ebreo e volere smisuratamente bene alla mamma Gisella, peraltro molto ripagato.
Due colpe normali in un mondo normale. Gravi, gravissime in quel mondo criminale, gestito da uomini criminali, comandati da altri fanatici criminali.
Sergio era originario però di Napoli, quartiere Vomero. Quando il padre (non ebreo) fu chiamato dalla guerra in Marina, la madre (ebrea) pensò opportuno accasarsi dai propri genitori che anni prima - dopo le leggi razziali del '38 del Duce - erano emigrati a Fiume, allora italiana. Napoli in quel tempo veniva bombardata dagli aerei alleati.
A Fiume si stava meglio, anche se si viveva impauriti ‘da ebrei’ per il timore di esser ‘traditi’ da qualche fanatico fascistone o da qualche delatore per pochi denari. Il classico Mauro Grini di turno. Ma tutto sommato le cose andarono bene fino ad una tragica mattina (21 marzo ‘44), quando i tedeschi rastrellarono casa per casa, cercando tutti gli ebrei della zona, elenchi alla mano. Molto probabilmente forniti da italiani del posto. Qui come a Roma il 16 ottobre 1943.
Non è dato a sapersi con certezza se ci fosse per davvero lo zampino di qualche fascista di Fiume (che magari aveva dormito negli anni di Temistocle Testa o che voleva guadagnare soldi facili vendendo ebrei), ma dato il clima non è da escludere. Anzi.
Arrivarono alla casa dei nonni. Con la massima violenza arrestarono tutti, 8 persone tra cui la mamma Gisella, le cuginette Andra e Tatiana Bucci di 6 e 4 anni, zii e nonni, e subito spediti ad Auschwitz. La nonna all’arrivo fu subito ‘gasata’, i piccoli separati dalle loro mamme e marchiati col nuovo nome. Sergio divenne il numero A 179614.
Ad Auschwitz tutti sanno che operava un certo ‘Dottor Morte’ - all’anagrafe Joseph Mengele – che una mattina di novembre si presentò nella baracca dei bambini, chiedendo chi volesse andare a salutare la propria mamma. Bastava fare un passo in avanti.
Dante un giorno scrisse, con la sua immensa poesia, che ‘è da uomo malvagio ingannare colla menzogna’.
Più menzogna di questa!
Una kapò, in un attimo di ‘sana normalità’ in una vita di ‘ feroce criminalità’, aveva prima informato i bambini di non accettare l’offerta. Nessuna offerta. Era un inganno.
Il Dottor Morte fece di nuovo la domanda. Ma Sergio erano sette mesi che non la vedeva, che non se la sentiva addosso, che non le parlava. Fece il passo in avanti, felice. Altri bambini fecero altrettanto, anche loro desiderosi di vedere la mamma. Il Dottor Morte ne scelse solo 20, i più sani, i più belli.
Se li portò nello studio all’interno del campo di Neuengamme, dove col dr. Kurt Heissmeyer da tempo sperimentava medicinali per la cura della tubercolosi. Dopo varie prove ‘minori’ venne deciso il 9 gennaio ‘45 di inoculare nei bambini il bacillo stesso della tubercolosi, ammalandoli subito e poi passare alla sperimentazione dei medicinali studiati. Nei bambini si sarebbero – secondo loro - prodotti degli anticorpi idonei per la cura definitiva della malattia.
I bambini furono studiati, rasati, operati, incisi più volte, fotografati.
Si analizzavano giorno per giorno le reazioni sul corpo di queste piccole cavie, sicuramente tra mille loro dolori. Ma era gennaio, stava arrivando l’Armata Rossa, assatanata, vendicativa. Himmler e Mengele da Berlino dettero l’ordine di eliminare il ‘corpo del reato’ senza lasciar traccia, né i bambini né i testimoni, né gli infermieri che avevano collaborato alle sperimentazioni.
Sergio e gli altri vennero portati ad Amburgo, in una scuola, ed impiccati uno ad uno ad un gancio dove si appendevano i maiali, nello scantinato, dal terribile sergente Strippel. Era il 20 aprile 1945. La guerra stava finendo, il nazismo tedesco ed il fascismo italiano oramai definitivamente sconfitti. Ma le vipere sono pericolose negli ultimi istanti di vita.
Per velocizzare il sergente si appese sotto ai corpi legati e li tirò per i piedi, ancora uno ad uno, soffocandoli.
Poi vennero subito bruciati, come tutti i documenti lì presenti.
Ma per quanto criminale uno possa essere, qualcosa sempre rimane ed in seguito qualche documento venne ritrovato. I pesci piccoli vennero processati dagli Alleati e condannati a morte. Non i pesci grossi, Mengele e Heissmeyer.
Più avanti negli anni, nel 1959, dei giornalisti tedeschi trovarono altri documenti e identificarono i bambini. Solo nel 1987 la mamma ed il padre di Sergio vennero a conoscenza di quanto avvenuto al loro piccolo e di come era stato ucciso. Vollero andare nella scuola di Amburgo per capire meglio.
Al ritorno la madre morì. Il suo cuore non aveva retto.
Grazie a quei giornalisti il dr. Heissmeyer nel ‘66 verrà riprocessato e finalmente condannato all’ergastolo. Ma aveva già 61 anni, dopo che nel dopoguerra per oltre 20 anni aveva esercitato il lavoro di medico pleumologo. Complimenti e auguri a chi da lui ne fu curato. Morì un anno dopo.
Per chi invece è curioso o non sa del destino del Dottor Morte (o Angelo della Morte, per qualcuno), è pregato di rivolgersi al Vaticano di Pio XII e al suo fedele Vescovo Alois Hudal, che ben preparò i documenti falsi col nome di Helmut Gregor, lo ospitò a Roma nel convento francescano di Via Sicilia e al momento giusto – 20 giugno 1949 – lo fece imbarcare da Genova nella North King con destinazione Buenos Aires. Neanche il Mossad israeliano né Simon Wiesenthal riuscì mai a catturarlo, neanche quando venne in vacanza in Europa, a trovare il figlio, ad esempio, o a sciare in Svizzera.
Fu sempre protetto da tutti. Da tutti coperto.
Chi volesse approfondire lo invito a vedere ‘Dossier Odessa’, un film del 1974 molto interessante e coraggioso, anche perchè siamo ancora in piena Guerra Fredda. Oppure ai più curiosi ‘Lo Stato contro Fritz Bauer’ del 2015, epico film sui tentativi di quel giudice per farlo arrestare, tentativi falliti nella Germania del dopo guerra e nell’opacità del post nazismo.
La Germania, in fondo in fondo, simile all’Italia post-fascista: determinata nelle parole, accomodante e complice nei fatti.
In coerenza col destino del nostro Armadio della vergogna scoperto solo nel 1994.
Mengele morirà, pescando, tranquillo e beato in Brasile il 7 febbraio 1979.
In un mondo normale Mengele ed il suo braccio destro sarebbero stati condannati a morte solo per gli esperimenti letali su 3.000 gemelli ad Auschwitz (se ne salvarono solo 180). Nel mondo ‘parallelo’ di quegli anni, persino il Rappresentante di Dio corse in suo aiuto, col suo intero staff.
Nel 1958 venne eletto un nuovo Papa, quello che ai tempi del nazismo ad Istanbul rischiò, da seguace di Cristo, la propria vita per salvare quella di molti ebrei, riuscendoci.
Forse per questo lo chiamarono, dopo, il Papa Buono.
Forse per distinguerlo da chi lo precedette, quello che gli storici chiamarono il Papa di Hitler.
Da alcuni anni, ogni 20 di aprile, ad Amburgo nella scuola sede di quel crimine avviene una cerimonia a ricordo. Dal 1991, in quel quartiere, ci sono 20 strade dedicate a quei 20 bambini ‘usati’ da Mengele nei suoi esperimenti. Una, nella zona di Schnelsen Burgwedel, porta il nome di Sergio.
Chi passa in auto per quella strada sa di essere, dal Cielo, sempre protetto da quel piccolo angelo e dalla mamma Gisella.
Che Dio ci perdoni. Solo Dio in quanto Dio potrà farlo. Solo Dio.
Se passate, invece, per Verona, nel quartiere di Golosine troverete in Via Pò un parco giochi per bambini e chiedetevi ancora, se non lo avete mai fatto, come si possa difendere ancora oggi in Italia il nazismo e il fascismo, entrambi razzisti, antisemiti, criminali e ad assassini.
Tenetelo a mente soprattutto fra 5 giorni quando sentirete politici e Alte Cariche dello Stato nascondere o alleggerire il loro DNA o peggio ridimensionare il valore della Resistenza, raccontando cose diverse. Ingannando la Storia.
Ma ricordatevi: ‘è da uomo malvagio ingannare colla menzogna’.
Un giorno più recente anche Friedrich Nietzsche lo scrisse: "Che differenza resta tra un convinto e un ingannato? Nessuna, se è stato ben ingannato".
Conviene restare quindi molto, molto svegli.
20 aprile 2025 – 5 giorni alla Festa della Liberazione dal nazifascismo (così mi hanno detto a scuola, ma io non ci ho mai creduto) -
Liberamente tratto dal mio ‘La colpa di esser minoranza’ – ed. AliRibelli – 2020
* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio
 
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