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Il ponte fra realpolitik e realtà dei trasporti
di
Elisa Fontana *
E siccome gli hanno scippato il giochino migliore e non è più ministro degli interni, Matteuccio nostro si è impuntato ferocemente sulla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, sulla cui idiozia, inutilità e pericolosità da isolana di lungo corso non mi fermerò un secondo in più. Ma lui scalpita, se non può contribuire in prima persona a disinnescare la sostituzione etnica, fatelo almeno passare alla storia per aver costruito il ponte.
E siccome le cose non vanno per il verso giusto, mancano gli studi di fattibilità, quelli sismici e un paio di altre bagattelle relative ai vincoli ambientali europei che ti pensa la premiata ditta Meloni&Salvini? E sì, perché qui entra in ballo anche Meloni Giorgia per la quale il disinnescamento di Salvini val bene un ponte di Messina.
E così il nostro rutilante governo, che non ha nessuna altra emergenza di cui occuparsi, manda un documento a Bruxelles in cui chiede di definire il ponte sullo Stretto “opera militare strategica nell’ottica della difesa UE e della Nato”. Scaricando così parte del costo nel Military mobility action plan europeo e scavalcando in un biz le norme ambientali europee che sembravano invalicabili.
Dunque, il ponte garantirebbe “il rapido trasporto di mezzi pesanti, truppe e risorse sia su gomma che su rotaia” dal Nord Europa al bacino del Mediterraneo. Insomma, mentre Putin preme il bottone rosso dei suoi missili nucleari, noi prendiamo uomini, truppe e risorse da Napoli (che è la base NATO più vicina) e in un altro biz facciamo sbarcare tutto a Messina, da dove proseguire per Sigonella.
Dove sicuramente la colonna strategica si troverà a contatto diretto con la realtà autostradale della A18 che in 77 chilometri racchiude un universo al contrario con cui fanno i conti ogni giorno gli utenti: tratti ridotti a sentieri sconnessi, cantieri che non finiscono mai, sensi unici alternati, code, allagamenti e frane a ogni pioggia, incidenti frequenti e collegamenti spesso interrotti. Avremmo forse il primo caso al mondo di autocolonna militare imbottigliata in una delle millanta usuali code.
E non voglio pensare se decidessero di usare la ferrovia, ancora a binario unico, con collegamento fino a Catania. Da Catania a Sigonella potranno godere di una vera e propria mulattiera che li porti a destinazione. Almeno fino a qualche anno fa, spero che nel frattempo abbiano rifatto il manto stradale. E così, dopo essere faticosamente arrivati a Sigonella si accorgerebbero che i missili di Putin hanno fatto in tempo a fare tre volte il giro del mondo e conquistare anche Marte prima dell’amico Elon.
Non saprei davvero se ridere o piangere. Ma non c’è niente da ridere, perché questa ennesima buffonata è portata avanti non perché politicamente incapaci, cosa di cui hanno già dato ampiamente prova, ma per un lucido disegno personale che vede da una parte Salvini rivendicare qualcosa da spendere elettoralmente e Meloni cercare un po’ di tregua armata dalle richieste giornaliere di Salvini.
E così si sono inventati questa bella trovata che a livello europeo potrebbe anche trovare sponda se l’ambiziosa VDL riterrà opportuno per i suoi piani tenersi buona Meloni. Sanno tutti che si tratta di una cosa che non sta né in cielo, né in terra, ma la realpolitik a questo si è ridotta: a giocare a risiko mentre il mondo cola a picco.
* Coordinatice Commissione Politica e Questione Morale dell'Osservatorio
 
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