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19 aprile 2025
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La Croce e la Pietà. La Passione della Palestina
trad. di Antonella Salamone

da Dennis Kucinich, 18 Aprile 2025

La Pietà di Michelangelo, una scultura più grande del naturale di Cristo crocifisso tenuto teneramente in grembo alla Madre Maria, attrae visitatori a Roma da quando fu collocata nell’antica Basilica di San Pietro più di 500 anni fa.

La contemplazione della Pietà dona la potente presenza del sacrificio e dell’accettazione divina, la vita evocata dalla pietra, che trascende la morte. I cristiani si avvicinano al Venerdì Santo con due potenti ricordi: il sacrificio e la redenzione di Cristo sulla Croce, e l’accettazione, l’amore e la compassione espressi attraverso la Pietà.

Innumerevoli immagini provenienti da Gaza, di morti improvvise di bambini, causate da bombardamenti, schegge, colpi d’arma da fuoco e genitori addolorati, evocano una moderna Pietà, che si verifica con terribile frequenza. A differenza del Cristo crocifisso di Michelangelo, i bambini morti sono raramente intatti.

Sono orribilmente mutilati e sfigurati, senza arti né testa, spesso identificati da un brandello di vestito. Eppure, i genitori addolorati, stringendo tra le mani ciò che resta del loro bambino avvolto in un sudario bianco, guardano al cielo e, in risonanza con la grazia divina e l’accettazione, recitano “Allah Akbar”, Dio è grande.

La pazienza, il coraggio sotto attacco, la sofferenza del popolo di Gaza di fronte ai bombardamenti spietati e codardi che mirano a sterminarlo hanno risvegliato la coscienza morale delle persone in tutto il mondo.

Mi ritrovo a provare un profondo senso di angoscia nell’assistere alla punizione collettiva, alla morte e alla distruzione di innocenti e, allo stesso tempo, alla perdita di umanità dei colpevoli, che ci conduce tutti in un’eterna valle delle ombre.

La vita quotidiana dei bambini di Gaza e dei loro genitori è così spesso pericolosa che una bambina palestinese, mentre giaceva in preda allo shock e all’agonia su un carro, gravemente ferita dalle schegge, chiedeva con insistenza, straziata da un dolore lancinante: “Zio, è un sogno o è la realtà?”. Aveva/ha cinque anni.

Poi c’è il giovane ragazzo di Gaza, a cui è stato chiesto cosa volesse fare da grande. La sua straziante risposta: “I bambini di Gaza non crescono”. Un funzionario citato in un rapporto dell’ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani ha descritto gli abitanti di Gaza come “bestie umane… trattate di conseguenza”, richiamando il linguaggio dell’era nazista che definiva ” untermensch”, “bestie”, la classica disumanizzazione usata per giustificare la violenza.

Attraverso le sue grandi tribolazioni, la popolazione di Gaza ha dimostrato una straordinaria resistenza che non definisce il carattere di un terrorista, ma di un popolo coraggioso, che affronta la morte con fede e forza d’animo.

Dobbiamo credere, anche ora, che la grande sofferenza di Gaza, che ricorda la Passione stessa, possa un giorno dare origine a una resurrezione – non solo di vite, ma di dignità, giustizia e pace. L’arco della crocifissione verso la resurrezione è metafora sacra e insegnamento morale.

Nessuna nazione può rimanere per sempre al di sopra della legge. Ci saranno conseguenze legali anche per coloro che non credono nel diritto internazionale e che praticano il genocidio con tanta impunità. Prevedo che coloro che hanno permesso o perseguito questa guerra contro la popolazione di Gaza un giorno saranno ritenuti responsabili. Saranno portati davanti a un tribunale internazionale e saranno giudicati in un nuovo processo di Norimberga.

Il cammino verso la pace inizia con il riconoscimento dell’umanità di tutti.

E possano le scene profondamente luttuose di Gaza, che ricordano la Pietà, rievocate quotidianamente, essere seguite da una nuova alba di restaurazione e guarigione del popolo palestinese, che celebri l’indomabilità dello spirito umano e porti con sé una nuova speranza umana di pace.

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