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18 aprile 2025
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L'antifascismo è vivo
di Giuseppe Franco Arguto

La validità dell'antifascismo si apprezza nel suo dinamismo, perseveranza e attitudine a rilevare nelle forme cangianti del potere, la radice malata che ha segnato la Storia di questo Paese. L'antifascismo non è come usano dire i suoi detrattori, una fisima di pochi esaltati, ma un movimento multiculturale che attraversa la Storia, e mediante essa concepisce le forme di lotta e di contrasto al radicalizzarsi dell'ideologia fascista che si annida nelle espressioni di intolleranza verso ogni alterità difforme.

La Storia è prolifica di lezioni, quella italiana ne è ricchissima, anche se purtroppo molti lineamenti storici sono stati tracciati talvolta dai soli vincitori, talaltra da chi asservito ai vincitori ha tessuto la tela apologetica delle gesta militari reputate eroiche. Molte di queste gesta fanno parte della consistente epica colonialista in cui noi occidentali ci siamo distinti per impegno e crudeltà e con fatica, a causa dell'ostilità dei revanscisti, si sta tentando di svelarne le mistificazioni.

I fascisti, tra cui qualche residuo nostalgico, e i neofascisti tendono sistematicamente a confondere le lezioni storiche acquisite e i processi trasformativi che ne sono susseguiti, nel tentativo di nascondere un elemento inconfutabile: fascismo e nazionalsocialismo hanno rappresentato nel contempo la più terribile delle sciagure per l'Italia e l'Europa intera. Questa nefasta eredità grava sugli epigoni di Giorgio Almirante e Pino Rauti.

I veri e propri nostalgici non vivono più, si sono eclissati nelle dinamiche biologiche implicite nel trascorrere del tempo; tuttavia i postfascisti e i neofascisti esistono e in tutti i modi, specialmente a mezzo della loro tradizione patriottica, si dannano per risolvere un enigma difficile da comprendere, qual è il trascorso ventennio segnato dalla follia razzista del padre 'fondatore' di tutti i fascismi.

Decostruire la nefasta eredità mussoliniana, dissolvere la narrativa che vi è connessa, e ripresentare un nuovo fascismo farcito di soluzioni teorico-patriottiche, incorniciate nei paradigmi della Tecnica, secondo costoro è l'unico modo per riscattare storicamente l'idea di «patria» che il loro duce tradusse nella edificazione di un impero transnazionale. Insomma, riscrivere la tradizione identitaria sostituendo i simboli e mantenendo saldi i valori che loro ritengono non negoziabili con la Storia: identità, cultura e consuetudini italiche.

Tutto il resto va depurato e rinnegato perché non coerente a quella politica di confine che è cara alle destre xenofobe europee. Un dato è evidente: i neofascisti saliti al palazzo del governo, metaforicamente si stanno svestendo le camice nere e indossati i colletti bianchi inamidati, i tailleur e il tacco 12 tentano di garantirsi la simpatia dei loro eterni avversari e nemici di qua dei loro scranni, come pure proporsi come europeisti zelanti quando precedentemente rifiutavano ogni decisione proveniente da Bruxelles. Voltagabbana? No, è un semplice banale 'accomodamento", patologia che interessa coloro che occupano poltrone di lusso.

A mio avviso non dureranno molto, anche se in prossimità delle future farse elettorali rispolvereranno gli slogan e i correlati argomenti che esaltano il popolino, mediante la trita e ritrita filastrocca del "prima gli italiani" contro gli invasori (ma mai contro gli evasori). Di fatto non hanno idee innovative e le loro decisioni sono correzioni secondo la logica liberista cui ogni governo in questo Paese non solo ha aderito ma si è prodigato ad applicarne le dinamiche.

In Italia neofascisti e i loro avversari (non riesco a chiamarli di sinistra), temono il futuro, ovvero si garantiscono che nulla in sostanza cambi. È nella cultura italica questa attitudine e Tomasi di Lampedusa, nonostante il tempo trascorso, ne descrisse eloquentemente i contorni.

Quanti e quante si riconoscono nell'antifascismo militante e non solo ideologico, tengano fede ad un punto fondamentale ed essenziale: il fascismo è violenza, morte, negazione di ogni valore di giustizia e libertà. In Italia lo ha sancito la Storia.


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