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Decreto sicurezza: un guazzabuglio innecessario e non urgente
di
Elisa Fontana
“Un’ultima annotazione: quale soglia di sopportazione ha stabilito il Quirinale per continuare a partecipare ancora silente a questa finzione dei decreti legge a pioggia? La Costituzione parla dell’emanazione di decreti legge “in casi straordinari di necessità e urgenza”. Qui non c’erano rilievi di incostituzionalità da fare, considerando anche che c’è una legge in Parlamento uguale al contenuto del decreto e il governo dispone di una maggioranza blindata per approvarla? Dov’è la necessità? Dov’è l’urgenza?”.
Chiedo scusa per l’autocitazione, che non è mai simpatica, ma non più tardi di una decina di giorni fa scrivevo queste righe a proposito del Decreto sicurezza approvato in fretta e furia dal nostro securitario governo, pur in presenza di una identica legge presente in Parlamento, in discussione al Senato. Il mio commento non era certamente il commento di una addetta ai lavori, di una persona con particolari competenze giuridiche, mi viene da dire che fosse dettato dal buonsenso, se a questa parola Salvini non avesse dato ormai un senso sinistro e inaccettabile. Direi che bastava semplicemente leggere la Costituzione.
Adesso cominciano le prime crepe su questa architettura ignobilmente securitaria. A Milano un ragazzo che non si è fermato ad un posto di blocco e, una volta raggiunto, ha avuto un alterco con i militari che lo avevano fermato, è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale, per cui è subito scattata la scintillante aggravante introdotta con il decreto sicurezza se “il fatto è commesso nei confronti di un ufficiale o un agente di polizia giudiziaria o di pubblica Sicurezza con l’aumento di pena fino alla metà”.
I legali hanno chiesto alla giudice di inviare tutti gli atti alla Corte Costituzionale per verificare se il decreto ha il “requisito della straordinarietà del caso di necessità e d’urgenza”, in considerazione anche del fatto che neppure il governo ne parla nella parte introduttiva del decreto, dove dovrebbe spiegare perché usa un decreto. La giudice deciderà a fine maggio. Dunque, a meno di 72 ore dall’entrata in vigore del decreto appaiono le prime crepe costituzionali che, peraltro, erano già evidentissime per chiunque.
Ma contro il decreto, che adesso è in Commissione affari costituzionali della Camera per la conversione in legge, si scaglia anche l’Associazione Nazionale Magistrati che ne sottolinea i gravi problemi di metodo e di merito che in un sol colpo ha creato “14 nuove fattispecie incriminatrici, l’inasprimento delle pene di altri 9 reati», interrompendo «un fecondo dibattito in Parlamento che durava da oltre un anno», facendo così cadere ogni requisito di necessità e urgenza.
Noi registriamo solo che, nel frattempo, da una parte il ministro Piantedosi, in questa sua inarrestabile bulimia securitaria ha annunciato ulteriori misure per proteggere le forze dell’ordine e dall’altra il ministro Nordio ha accusato la magistratura di essere la causa del sovraffollamento delle carceri, perché “è colpa dei magistrati che imprigionano”. Lascio ai volenterosi studiare e approfondire questa deriva logico-propagandistica per cui prima invento reati a ruota libera, ne prometto ancora altri e poi incolpo i magistrati se le carceri scoppiano.
E, insiste l’ANM, ci sono norme che vanno contro i principi costituzionali “di offensività, tassatività, ragionevolezza e proporzionalità”. Ad esempio la pena per l’occupazione abusiva di immobili è uguale a quella prevista per l’omicidio colposo per violazione delle norme di sicurezza sul lavoro, le madri detenute con figli piccoli se non si comportano bene fanno allertare i servizi sociali che possono rendere il bambino affidabile ad altra famiglia. E non parliamo poi del reato di resistenza passiva che rischia di far rimanere in perpetuo i detenuti in carcere, di condanna in condanna, di aggravante in aggravante.
Insomma, il guazzabuglio costituzionale è esploso immediatamente e si trascinerà nel solito copione in cui la Corte Costituzionale casserà le parti che vanno contro la Costituzione, il governo accuserà i giudici comunisti con grancassa di tg e giornali amici e il popolo si convincerà sempre più che “i magistrati sono il cancro della democrazia”, come ebbe a dire amabilmente il cavaliere, che sempre lodato sia.
Il tutto in un decreto che palesemente non aveva nessun requisito di necessità e urgenza. Nessuno.
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