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Sicurezza, ma quale?
di
Cristiano Bordin
Circa 300 ragazzi e ragazze escono da un rave party, vicino Torino.
Trovano però un plotone di agenti in tenuta antisommossa.
E partono le cariche.
"Stavamo uscendo con le mani in alto"- racconta un partecipante al rave- ma la polizia ha chiuso le vie di fuga possibili circondando il capannone: "Dicevano: adesso ve la facciamo noi la festa!".
Non c'è spazio per trattative, solo per i manganelli.
"Gridavamo: no violenza! Vogliamo solo andare a casa ma loro ci venivano addosso"; "Quando sono partite le cariche, ho visto una amica molto agitata- dichiara un altro partecipante alla festa- mi ha detto che i poliziotti le avevano preso le chiavi dell'auto e le avevano bucato le gomme" .
Tutto questo dopo quello che è successo sabato a Milano.
Il nuovo decreto sicurezza significa repressione e mano libera per la polizia.
L'associazione magistrati riscontra elementi di incostituzionalità nel decreto, "seri problemi di metodo e di merito" e "14 nuove specie incriminatrici con l'inasprimento delle pene per 9 reati".
A Piantedosi il decreto già non basta più e chiede nuove misure per proteggere le forze dell'ordine, la presidente del consiglio conferma dicendo "Non arretriamo di un millimetro".
Intanto è arrivato un primo ricorso (eccezione di costituzionalità, ndr) - su una accusa di resistenza aggravata nei confronti di un agente - su cui deciderà a maggio la Corte costituzionale.
Il clima sembra quello prima di Genova 2001...
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