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Dazi di Trump: effetti, reazioni e risposte
di
Elisa Fontana
Vediamo se riusciamo a tirare un po’ le fila di tutto quanto sta accadendo nel mondo dopo la dichiarazione di guerra commerciale, economica e finanziaria fatta da Trump.
I primi ad essere rimasti scioccati dall’entità dei dazi, dalla fermezza nel metterli, dall’assoluta irremovibilità del satrapo a deflettere dalla via tracciata sono stati alcuni miliardari, pare anche Musk incluso, che lo hanno sostenuto e spalleggiato nella campagna elettorale fino all’avvenuta elezione. Ora, non è che in campagna elettorale Trump si fosse nascosto, aveva detto chiaramente più volte che appena eletto avrebbe messo i dazi. Almeno questo gli va riconosciuto.
E, dunque, adesso che la tempesta è stata scatenata appare risibile che sempre gli stessi miliardari chiedano moderazione o una moratoria di 90 giorni dei dazi, forse dopo essersi resi conto di quanti miliardi dei loro patrimoni hanno bruciato in borsa in un paio di giorni. Viene in mente un antico proverbio cinese che dice “chi ha messo il sonaglio al collo della tigre adesso lo tolga”.
Di fronte a questo vero e proprio terremoto mondiale, la Cina ne ha compreso immediatamente la portata, ma ha compreso soprattutto l’atteggiamento da boss mafioso di Trump che vuole imporre la propria “protezione” a tutto il mondo. E non solo ha risposto immediatamente con contro dazi, ma di fronte alle dichiarazioni bellicose di Trump ha dichiarato che combatterà fino in fondo. E detto da un colosso politico, militare, economico e finanziario come la Cina ha il suo peso. E, dunque, Trump si prepari anche a questa eventualità, lui e tutti i suoi miliardari sostenitori caduti dal pero. Una guerra commerciale con la Cina è proprio quello che ci vuole per un impero sul viale del tramonto.
E l’Europa? La UE da dimostrato una muscolarità verbale non indifferente fra un “siamo pronti”, un “tutte le opzioni sono sul tavolo” e un “risponderemo in modo fermo e proporzionato”. Ma alla tronfia muscolarità dei proclami nulla è seguito, se non una riunione dei ministri del commercio, al termine della quale era chiaro solamente che non c’era nessun accordo sull’atteggiamento da tenere, perché sono ancora tutti lì a chiedersi fin dove voglia arrivare Trump e quali siano le sue vere intenzioni.
Domande alle quali Canada, Messico e Cina hanno risposto repentinamente alzando un muro di dazi proporzionale a quelli subiti. Forse verrà partorito un documento che parla di contromisure in tre tempi: 15 aprile, 16 maggio, 1° dicembre. Ma si parla solo di una bozza al momento non ancora firmata da nessuno.
Ursula Von der Leyen si è spinta fino a dire di aver fatto un’offerta agli USA, di azzerare da entrambe le parti i dazi sui beni industriali, con questa dichiarazione: “L'Europa è sempre pronta per un buon affare. Quindi teniamo l'offerta sul tavolo”.
Vorrei solo sottolineare la miseria etica e politica di questa frase, che rischia di diventare comica. Infatti, nel 2024 a fronte di 333,4 miliardi di importazioni di beni industriali dagli USA in UE, abbiamo 531,6 miliardi di esportazioni dalla UE in USA, con un surplus della bilancia commerciale a nostro favore già piuttosto ampio, che è esattamente quello che Trump detesta e noi gli proponiamo di azzerare i dazi in una area che vede gli USA già ampiamente soccombenti.
E non voglio nemmeno soffermarmi sul linguaggio più da bottegai che da politici, pronti a tuffarsi su “un buon affare”. In pratica Trump fa una semplice e rozza domanda: volete vendere in USA? Venite a produrre in USA, altrimenti vi sotterro di dazi. E noi rispondiamo con la proposta di un buon affare.
Non si sa davvero se piangere o ridere, mentre le borse di tutto il mondo ballano la macarena. E, comunque, pare che sia anche questa la proposta che Meloni Giorgia porterà a Trump nel suo prossimo viaggio in USA.
In Italia, infine, aspettiamo fiduciosi che qualcuno del governo ci spieghi il significato di opportunità collegato ai dazi trumpiani, perché si sa, siamo un po’ duri di comprendonio e abbiamo sempre pensato che i dazi fossero un problema. Ma vai a sapere…
 
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