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09 aprile 2025
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Liberi soltanto un minuto prima della fine
di Rossella Ahmad

Ma tu, li hai visti i corpi volare nel cielo di Gaza?

Dimmi ... Erano angeli? Uccelli, forse...

No, no. Erano corpi. Anzi, pezzi di corpi. Macchie nere di forma vagamente umana che si libravano in alto. Più in alto del fumo, delle fiamme, dei detriti.

Sembravano voler raggiungere il cielo. Più in fretta. Prima di ricadere al suolo, e divenire frammenti di esseri umani che mani pietose ricomporranno in buste per lo shopping, e prima di divenire polvere nella polvere di Gaza che mani rapaci fantasticano di spianare, hanno provato ad essere aquiloni, lanterne volanti, missili sparati in direzione contraria, monito estremo di un orrore che ci soffoca:

"Siamo figli di una terra violata. Siamo progenie di una stirpe di giganti. Siamo testimoni che è stata commessa un'ingiustizia e giuriamo di non aver scelto questa vita e questa morte, ma di averle accettate entrambe, di averle pazientemente sopportate e rese belle ed eroiche. Non si chiama sacrificio, ma dovere morale. È in esso che risiede la nostra libertà. E anche la vostra. Fare ciò che si deve, non perché è bello ma perché è giusto. Perché si fa. Perché l'ingiustizia che voi vedete svolgersi dinanzi ai vostri occhi abbia fine o, quantomeno, abbia voce. Vivevamo un trauma claustrofobico, in cui respiravamo aria tossica e in cui persino la sabbia bagnata corrodeva la nostra carne", come scrive il poeta di questa terra violata Fadi Joudeh, eppure non abbiamo smesso di amare, e l’amore è prima di tutto una banale forma di rispetto, e il banale rispetto è un lavoro impegnativo.

Riusciamo ancora a scolpire un’ombra di luce nell’impenetrabile oscurità. Riusciamo, parafrasando le parole del poeta gazawi Hosam Maarouf, a “produrre cuori di riserva, in caso dovessimo perdere quelli che ognuno di noi possiede”.

Ecco, l'ombra di luce sono i nostri corpi scagliati nel cielo. Liberi, un minuto soltanto prima della fine. "E adesso siamo nel vento, adesso siamo nel vento".

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