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Le vittime hanno un nome e Mary lo sa bene
di
Rossella Ahmad
Una paziente, bellissima donna irlandese - come sanno essere belli tutti coloro che portano negli occhi l'amore per la giustizia - ha ricamato su un lunghissimo canovaccio tutti i nomi dei palestinesi uccisi dall'entità terrorista israeliana in un anno e mezzo di genocidio. Migliaia e migliaia di nomi ricamati su tela bianca, nei colori della bandiera palestinese. Rosso per le madri, nero per i padri e verde per gli infanti.
Non so come abbia fatto, quale sia stato il livello di amore e dedizione per tentare una simile impresa.
Suppongo immenso.
So che trovare il nome del fratellino di Aboud, ucciso nella prima giornata di bombardamenti a Beit Hanun, fu per me una mezza impresa. Al-Jazeera aveva pubblicato centinaia di pagine su cui erano registrati i nomi dei martiri di Gaza suddivisi per età, e dunque fu relativamente difficoltoso trovarlo - le pagine dei martiri quattrenni erano piuttosto numerose - e tuttavia mi rivelò ancora una volta la precisione con cui vengono forniti nomi, numeri e circostanze della morte di ciascun palestinese ucciso. Alla faccia dei manipolatori di professione, quelli che parlavano di nomi falsi, di dati gonfiati e di ministeri di Hamas.
Tutto è puro per i puri e tutto è sterco per i raccoglitori di sterco.
Il video di Mary Evers è commovente per molti motivi. Mostra senza ombra di dubbio la quantità di amore che questo popolo eroico e sfortunato si è guadagnato globalmente. Chi ami la Palestina - e tantissimi la amano, oggi più che mai: il suo nome risuona dovunque, la sua bandiera è la più sventolata al mondo nonostante la repressione dei servi del sistema - la ama di un amore totalizzante. Che fa soffrire ma fa anche vivere. Che suscita impegno, dedizione, cura incondizionata, disponibilità al sacrificio personale.
Nessuna causa al mondo, per quanto giusta e valida, ha accentrato tante emozioni e tante passioni quanto quella palestinese. Oggi, nel momento in cui il popolo palestinese è apparso al mondo per ciò che è, a dispetto della rappresentazione terrificante data dai media corporativi da decenni, ancor più. Se ne facciano una ragione i mostri di nome e di fatto.
Mary rivela la grande verità che il sionismo ha tentato di occultare e di manipolare nel corso dei lunghi anni propedeutici e preparatori al genocidio di oggi: ogni palestinese che ho incontrato è gentile, cortese e non violento. Nessuno di essi educa i propri figli ad odiare gli altri. Al contrario, proprio perché costituiscono una comunità solidamente sostenuta dalla fede, insegnano l'amore, il rispetto e la solidarietà.
Non è un segreto. Lo abbiamo visto tutti. Una popolazione che, sebbene orribilmente decimata nel corpo e nello spirito e tradita mille e mille volte da tutte le comunità umane, lacerata in ogni sua giuntura materiale e morale, a cui è stata inflitta la più atroce delle punizioni, l'assassinio impunito dei propri figli, conservi umanità, calore umano e senso di giustizia è qualcosa di così anomalo da farmi pensare davvero al popolo eletto. Ammesso che esista qualcosa del genere
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