Osservatorio sulla legalita' e sui diritti
Osservatorio sulla legalita' onlusscopi, attivita', referenti, i comitati, il presidenteinvia domande, interventi, suggerimentihome osservatorio onlusnews settimanale gratuitaprima pagina
03 aprile 2025
tutti gli speciali

Carcere: le scoperte dell'ingenuo Alemanno
di Elisa Fontana

In questi ultimi giorni su vari quotidiani sono apparsi articoli sulla pena che Gianni Alemanno sta scontando in carcere e sui post che via via affida ai social sulle condizioni in cui si trova a vivere forzatamente.

Faccio una doverosa premessa: non ho mai gioito in vita mia quando una persona ha varcato le soglie di un carcere, perché qualcuno mi spieghi cosa ci sia da gioire davanti ad un uomo che perde la libertà perché, magari, ha ucciso o rubato. E’ una tragedia, uno smacco per una società civile, tutto quel che volete, ma di certo non una gioia. E anche nella pena deve esserci una logica interna e una ragionevolezza che mi fa guardare con sospetto e orrore quei Paesi barbari dove vige ancora la pena di morte.

Ma chiarito questo vorrei anche sottolineare come Alemanno stia in galera per aver preso reiteratamente in giro con sfrontatezza la giustizia italiana che gli aveva concesso di espiare parte della pena in lavori socialmente utili che lui espletava facendosi sfrontatamente gli affari suoi e postando le relativa foto mentre andava in giro per l’Italia a fare campagna elettorale, quando doveva essere al lavoro per la cooperativa sociale che, evidentemente, era distratta. Non è Antonio Gramsci, imprigionato dal regime fascista, per capirci.

Ma detto ciò, la profusione di articoli dedicati dai giornali di prima grandezza ai post di Alemanno cominciano ad avere il sapore melenso de “Le mie prigioni” rivedute e corrette al tempo dei social. E danno fastidio per due ordini di motivi. Il primo riguarda proprio i giornali, che fatta qualche lodevole eccezione, si occupano del problema delle carceri esclusivamente per scandire il numero dei morti per suicidio fra i detenuti.

A nessuno di questi giornali è mai venuto in mente di fare una campagna di impegno civile, martellando giorno per giorno il governo di turno, chiedendo soluzioni, svegliando la pubblica opinione dal letargo in cui è caduta da troppo tempo, scrivendo e descrivendo quella che è la realtà: che siamo un Paese indegno di definirsi civile per l’indecoroso e incivile stato in cui teniamo persone che hanno certamente sbagliato nei confronti della società, ma verso cui noi abbiamo l’obbligo di assicurare un minimo di dignità.

Il secondo motivo di fastidio viene proprio dall’autore dei post, quel Gianni Alemanno alfiere della destra più destra, quella muscolare, quella della pena di morte e, in mancanza, del “chiudiamoli dentro e buttiamo la chiave”, quelli della legge del taglione e via fascisteggiando. Adesso che è in cella da tre mesi, si accorge che si dorme in 6 per cella sui letti a castello, che fra i compagni di cella si condivide tutto (comunisti!), che le “celle sono fatiscenti e un cesso che sta nella stessa stanza dove si cucina e un lavandino senza acqua calda e la mancanza di apparati di condizionamento quando fa caldo”.

E l’articolo del Corriere si dilunga ancora sugli “accorati passaggi” del diario dal carcere di Alemanno. Bene, mi piacerebbe sapere dove fossero stati in questi ultimi decenni sia gli estensori degli articoli (non pensiate che sia solo il Corriere, anche la Stampa ne ha pubblicati e chissà quanti altri), sia Alemanno medesimo che, incidentalmente, è stato anche ministro e sindaco di Roma. Il giornalista e il suo giornale per dovere professionale, Alemanno per dovere politico non si erano mai accorti di niente? Non lo avevano mai ritenuto un problema basilare in una società moderna e civile?

E, in più, Alemanno ci fa sapere che “la reclusione è una intensa esperienza comunitaria”, ma a me piacerebbe sapere come si sposa l’Alemanno dell’intensa esperienza comunitaria con l’Alemanno “dentro e buttiamo la chiave”? Non ha niente da dire in queste sue accorate lettere dal carcere sulle sue posizioni politiche che la destra da lui incarnata ha sempre avuto sul tema? O appena tornato in libertà sarà pronto a riprendere il mantra del “buttiamo la chiave”?

Ecco perché il fastidio, davanti ad una operazione da libro Cuore 4.0, pur comprendendo umanamente la posizione di un uomo privato della libertà che non mi pare, però, ne stia approfittando per riflettere seriamente su un problema che non si può di certo risolvere prendendo una chiave, buttandola via e sentendoci assolti. E nemmeno pubblicando articoli che sembrano scoprire mondi sconosciuti e mai esplorati.


per approfondire...

Dossier diritti

_____
NB: I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE PRELEVATI
CITANDO L'AUTORE E LINKANDO
www.osservatoriosullalegalita.org

°
avviso legale