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01 aprile 2025
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Israele si fa beffe della sacralità dei luoghi di cura
di Rossella Ahmad

Nel giorno in cui l'anno scorso si completava la distruzione dello Shifa Hospital da parte delle orde barbariche con la stella a sei punte, si piange, ad un anno esatto di distanza, la vigliacca esecuzione di quindici operatori sanitari e soccorritori - tra di essi anche un funzionario delle Nazioni Unite - uccisi brutalmente e a sangue freddo dai killer legalizzati dell'entità genocida, in quello che viene unanimemente definito "il massacro dei medici".

Gli operatori sanitari giacevano in una fossa comune a poca distanza dagli scheletri delle autoambulanze bombardate, alcuni con i polsi legati, e mostravano chiari segni di colpi di arma da fuoco da distanza ravvicinata, con ferite al capo ed al petto. Esecuzione in piena regola, che i perpetratori, in pieno delirio di onnipotenza, non si sono neanche preoccupati di smentire.

I gravissimi crimini commessi contro medici e sanitari di Gaza, suggellati dall'esecuzione di massa di qualche giorno fa, furono inaugurati da quel primo missile che sventrò, a genocidio appena iniziato, l' ospedale battista di Al-Ahli. In quell'occasione, israele prese le misure su quale fosse il limite oltre il quale non potesse spingersi. La reazione omertosa della stampa internazionale diede la luce verde allo stato genocida. Limiti non pervenuti. Sì può.

A tal proposito, ricordo a futura memoria il nome del valoroso marchettaro del più venduto quotidiano d'Italia, tale Cremonesi Lorenzo, e la sua solerzia nell'addossare alla resistenza palestinese la responsabilità di quel primo ospedale distrutto. Più realista del re, bisogna dire, impegnato contro ogni evidenza nello sforzo sovrumano di smentire persino il tweet israeliano di congratulazioni per il vigliacco che, dall'alto, aveva bombardato un luogo di cura e di sofferenza, intoccabile secondo ogni parametro umano e civile.

Mi chiedo dove sia ora. e se circoli ancora sulla piazza, dopo la distruzione di tutti i presidi ospedalieri di Gaza e dopo l'uccisione, l'arresto, il sequestro e le torture inflitte ad un numero spropositato di sanitari e paramedici palestinesi. Suppongo di sì.

Dai, Cremonesi. Completa un altro giro di talk show lautamente retribuito da gettoni di presenza e marchette occulte per raccontare di quanto sia brutta e cattiva la Resistenza palestinese, che distrugge i suoi stessi ospedali per farne ricadere la colpa su Israele, paradigmaticamente innocente.

L'atroce destino del più rinomato ortopedico di Gaza, il dottor Adnan al-Bursh, sequestrato e rinchiuso per quattro mesi nel campo di concentramento di Ofer, stuprato con corpi contundenti e lasciato sanguinare a morte da solo, turba ancora i nostri sonni, così come l''incertezza sulla sorte del dottor Abu Safiya, il medico che presidiava l'ultimo ospedale di Gaza rimasto ancora in piedi.

Mi chiedo inoltre dove siano e perché non facciano sentire la loro voce gli operatori sanitari di tutto il mondo. Perché abbiano tante remore nel mostrare e nell'esprimere solidarietà ai loro colleghi di Gaza, fatti oggetto di tiro al piccione in spregio a qualsiasi legge unanimemente condivisa. La sacralità dei luoghi di cura è tra quelle.

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