15 operatori umanitari presi di mira e uccisi da Israele sono stati trovati
di Tamara Gallera

Le squadre di difesa civile palestinese hanno annunciato domenica che, dopo otto giorni di ricerca in collaborazione con l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), hanno recuperato i corpi di 15 martiri nell'area di Tal al-Sultan a Rafah, nella parte meridionale di Gaza.

Le vittime, uccise in un attacco israeliano (immagini satellitari registrate da Al-Jazeera mostrano carri armati israeliani che circondano le ambulanze, intrappolano i team e giustiziano gli operatori), includevano personale della difesa civile, medici della Mezzaluna Rossa palestinese e un dipendente dell'UNRWA.

La Mezzaluna Rossa palestinese ha rilasciato una dichiarazione in cui esprime il suo cordoglio per la perdita di otto dei suoi paramedici, presi di mira dall'occupazione israeliana mentre svolgevano il loro dovere umanitario di prestare i primi soccorsi ai feriti dei bombardamenti israeliani. Un altro paramedico risulta ancora disperso.

L'organizzazione ha condannato il massacro, definendolo una tragedia per l'intero lavoro umanitario. Ha sottolineato che prendere di mira i team medici, che portano l'emblema protettivo riconosciuto a livello internazionale, costituisce una flagrante violazione del diritto umanitario internazionale.

La PRCS ha chiesto alla comunità internazionale di ritenere colpevoli i responsabili, sollecitando un'indagine immediata sulla sorte del paramedico scomparso. Il numero di medici della Mezzaluna Rossa palestinese uccisi dall'aggressione israeliana è ora salito a 27.

L'organizzazione ha ribadito il suo appello agli organismi umanitari globali affinché pongano fine alle violazioni israeliane contro i team medici palestinesi, sollecitando azioni concrete per fermare i crimini israeliani contro i civili e gli operatori umanitari.

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