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Testamento
di
Alessandro Ferretti
Omar, 15 anni, viveva a Gaza e sognava di diventare un uomo d'affari e girare il mondo.
Aveva chiesto un piccolo prestito a un amico ed era preoccupato di essere ucciso prima di poterlo restituire, quindi ha fatto testamento:
“Sono Omar Al-Jamasi. Devo uno shekel a un ragazzo di nome Abdul Karim Al-Nairab. Abdul Karim vive in Abu Nafidh Street. Vi amo, amici miei, e spero che non rinuncerete a pregare e che continuerete a leggere il Corano e a cercare il perdono.”
Il testamento è stato trovato tra le macerie della casa di Omar, disintegrata il 18 marzo da una "bomba intelligente" lanciata dall'aviazione israeliana dritta sulla sua casa.
Insieme a Omar, la bomba ha ammazzato anche quasi tutta la sua famiglia, inclusa la sorellina Siwar.
Ogni giorno decine e decine di assassinii come questo vengono perpetrati dai nostri alleati israeliani, ma i nostri accademici e intellettuali che per decenni ci hanno impartito lezioni di superiorità morale hanno scelto di non dire nulla. Temono che uscire dalla comunità omertosa possa portare loro delle conseguenze negative, anche se microscopiche: perdere la possibilità di pubblicare un articolo in più, perdere qualche invito in televisione...
All'inizio del genocidio mi rivolgevo spesso a chi taceva o addirittura simpatizzava con le stragi perpetrate da Israele chiedendo una sola cosa: fino a che punto siete disposti a tollerare? Dopo quanti crimini, dopo quanti morti non riuscirete più a tacere? Quanto sangue deve scorrere, quante persone innocenti devono venire torturate prima che diciate "basta"? Nessuno, ma proprio nessuno, mi ha mai risposto.
Ormai da tempo, però, la risposta è chiara: non c'è nessuna soglia. Quei politici, giornalisti, accademici e intellettuali che hanno taciuto fino a oggi non parleranno MAI, neanche se Israele dovesse mantenere la promessa di far morire di fame e bombe l'intera popolazione palestinese.
Inutile cercare di sensibilizzare chi sceglie di non vedere e non sentire. Penso che l'unico atteggiamento sensato nei confronti di questi soggetti sia quello di trattarli per quello che sono, ovvero dei nemici dell'umanità.
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