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L'anno prossimo a Gerusalemme
di
Rossella Ahmad
L'ultimo tramonto ha segnato la fine di un mese che solo chi comprenda superficialmente può identificare con l'astensione da cibo ed acqua. Mese di contenimento, invece, in cui si esercitano i sensi a resistere ai bisogni materiali. Alle tentazioni, alle lusinghe.
L'infinita supremazia dello spirito che disciplina anche l'istinto più naturale tra tutti, quello che consente
al corpo di sopravvivere.
È una strana festa a Gaza. I bambini, che ne sono l'anima, sono morti; le loro case sventrate; niente vetrine, né chalet sul mare in cui ritrovarsi per scambiarsi doni, auguri e voti di resistenza: "L' anno prossimo a Gerusalemme". Le strade un tempo illuminate dalla luce di mille lanterne ridotte a ricettacolo di macerie e corpi, con l'immagine simbolica della distruzione inflitta in sei mesi di follia selvaggia a compendiare il tutto: gli scheletri incendiati degli ospedali che si ergono su ceneri e macerie.
Non c'è festa, dice la gente di Gaza. E mi chiedo quale possa essere il senso di una festa in circostanze come questa, con la Palestina dilaniata e distrutta in ogni sua forma. Eppure questo giorno simbolico insegna che dopo la durezza della privazione vi è la gioia della pienezza. Ne abbiamo esperienza. Dopo l'eclisse torna sempre la luce. È una legge cosmica, che vige anche a Gaza, nel mezzo di un genocidio.
E che lo spirito umano è imbattibile soprattutto se forgiato e affinato da mille sacrifici, battaglie e privazioni di ogni genere.
E questo spirito imbattibile, che muore e rinasce mille volte, io saluto con tutto l'amore di cui sono capace. Simbolo imperituro di tenacia e resistenza.
Non ci sono auguri da fare, oggi, eppure ci sono.
E li invio tutti nella terra benedetta tra il fiume ed il mare, in cui vive un popolo di giganti che resiste da cento anni al potere più misantropico che il mondo abbia conosciuto, e lo fa non perdendo un grammo della sua umanità e della sua grazia.
"In verità vi mettemmo alla prova con la fame, la paura, la perdita. Dai la buona novella a coloro che sopportarono con pazienza".
Ai gazawiti, a cui auguro un buon ritorno a casa.
E l'anno prossimo a Gerusalemme, nella Palestina Libera .
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