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Netanyahu fra equilibri politici e conflitti d'interessi personali
di
Giovanni Franza
18 mesi fa, in seguito all'attacco del 7 ottobre, gli israeliani sospesero i loro conflitti interni per formare un fronte compatto contro il nemico esterno.
Ora quella causa comune sembra messa da parte. Oltre confine, Israele combatte su 4 fronti: Gaza, Libano, Cisgiordania e Yemen. Internamente, i problemi non sono inferiori.
Netanyahu ha incrementato gli sforzi per allargare il controllo su altre branche di governo. Queste mosse hanno portato a proteste di massa dopo i tentativi del governo di licenziare il direttore dello Shin Bet e il procuratore generale, rei di avere in essere investigazioni aperte su Netanyahu e suoi aiutanti.
Questa settimana, il parlamento voterà sul concedere a Netanyahu maggiore controllo sulla selezione dei giudici della corte suprema, una istituzione che ha a lungo frenato le ambizioni ultranazionaliste dei suoi alleati.
Ehud Olmert, ex primo ministro di Israele, ha dichiarato: "Netanyahu è pronto a sacrificare qualsiasi cosa per la sua sopravvivenza politica. A Gaza siamo tornati a combattere, e per cosa? All'estero non ricordo tanto odio e opposizione verso Israele".
Per Netanyahu sono mosse lecite per tenere a freno burocrati non eletti che hanno ostacolato la volontà di un governo eletto. Per i critici, invece, le mosse di Netanyahu rappresentano, nella migliore delle ipotesi, un enorme conflitto di interessi per un primo ministro attualmente con processi in corso per corruzione.
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