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Ama la vita (dice) ma dà la morte
di
Paolo Mossetti
Davanti due enormi bandiere israeliane l'ex direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, ha presentato la «toccante» testimonianza di un riservista dell’IDF Barak Deri, presentato proprio come un «eroe di Israele».
Occasione: l’annuale serata di gala del Keren Hayesod, ente che si occupa dello sviluppo di Israele e delle colonie nel territori occupati, tenutasi alle Officine del Volo a Milano.
Dopo un saluto di Walker Meghnagi, presidente della Comunità ebraica di Milano, e di Victor Massiah, presidente Keren Hayesod Italia («Le parole chiave di questa serata sono speranza e libertà») Barak, direttore di una society operante nel settore dell’Intelligenza Artificiale, ha parlato soprattutto del coinvolgimento dei civili palestinesi e del loro essere bersagli legittimi di Netanyahu: «In tutte le case di Gaza ho trovato molti libri con contenuti antisemiti e anti-israeliani, così come testi su come uccidere o di supporto a Hamas», e poi del suo disturbo da stress post-traumatico, «un assassino silenzioso, che crea il buio dentro di te».
«Non è solo una guerra di Israele, politica, ma è soprattutto in difesa dei diritti occidentali, fra una parte che ama la vita e una che ama la morte», ha detto Barak.
Testimoniare però non è sempre semplice, soprattutto quando ci si trova in un contesto non accogliente, come gli è successo alla BBC. «Ho subito un’intervista ostile, tanto che ho dovuto ricordare al giornalista che ero cresciuto con l’esempio di Winston Churchill che, a chi diceva che si poteva trovare un accordo con Hitler, aveva risposto che “si doveva combattere il diavolo”. Purtroppo, spesso mi sento solo in questo sforzo».
La platea si è alzata in piedi ad applaudirlo. La serata, si legge nelle cronache, è finita con musica e balli.
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