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08 marzo 2025
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Comunicato di Qumi per l'8 marzo
di oss

"Comunicato di Qumi in occasione della Giornata Internazionale della Donna

L'8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, è una data che affonda le sue radici nelle lotte storiche e operaie per la giustizia e la liberazione delle donne e dei popoli. Vogliamo quindi raccogliere l'eredità delle donne che ci hanno precedute e rivolgerci alle donne delle nostre comunità: donne del Sud Globale, razzializzate, soggettività invisibili troppo spesso narrate come vittime da salvare.

Quest'anno, come collettivo Qumi sentiamo la necessità di prendere posizione rispetto a questa giornata, rivendicando con forza che noi donne arabe e musulmane, in Occidente e ovunque nel mondo, subiamo un attacco feroce da parte di progetti coloniali che vogliono cancellare la nostra soggettività.

Pensiamo sia imprescindibile che il movimento femminista respinga con fermezza ogni forma di approccio eurocentrico e coloniale, riaffermando con forza il proprio impegno nella lotta anti-imperialista, anti-islamofoba, anti-razzista e anti-classista. Una lotta femminista che non riconosce la resistenza palestinese come cuore pulsante della liberazione di tutte le donne, tradisce la sua stessa ragion d’essere.

La resistenza delle donne palestinesi, tanto contro l'occupazione britannica prima quanto contro l’entità sionista poi, è un’eredità di lotta intransigente contro il colonialismo e l'oppressione. In un contesto segnato da violenze sistematiche e repressione brutale, le donne palestinesi hanno affrontato il potere coloniale con dignità e resistenza, rifiutando con fermezza la propria deumanizzazione e l’ essere ridotte al silenzio. Figure femminili, queste, che hanno aperto la strada alle riflessioni contemporanee.

Vogliamo per questo ricordare le grandi donne, militanti radicali e rivoluzionarie, che hanno segnato la storia della mobilitazione femminile palestinese. Donne che, sia all’interno che all’esterno delle mura domestiche, si impegnano quotidianamente opponendosi fermamente al sionismo e all’imperialismo.

Tra queste Rasmea Odeh, militante rivoluzionaria oggi settantenne, che ha trascorso più di dieci anni nelle carceri sioniste ed è stata liberata nel 1980 in seguito a uno scambio di prigionieri. Questo 8 marzo celebriamo le nostre prigioniere che, anche dietro le sbarre, hanno continuato la mobilitazione politica, senza mai arretrare di fronte alla violenza, alla tortura e allo stupro inflitti dal colonialismo sionista sui loro corpi e sulle loro menti.

Ricordiamo oggi le prigioniere liberate grazie alla vittoria della Resistenza. Khalida Jarrar, leader del FPLP e combattente rivoluzionaria incarcerata più volte negli ultimi anni. Israa Jaabis, detenuta per quasi dieci anni e privata delle cure mediche necessarie che le avrebbero cambiato la vita. Celebriamo anche la vita di Milad Daqqa, figlia di Sana’ Daqqa e del martire Walid Daqqa, concepita tra le sbarre del carcere.

Le donne palestinesi sono state, sono e saranno la grande fonte di creatività rivoluzionaria di una lotta inarrestabile, la linfa vitale e il motore di una resistenza che trascende le geografie e il tempo, e che dal 1948 insegna il vero significato di lotta per la giustizia e la libertà. Una lotta per la vita e per la dignità.

Il nostro pensiero va alle decine di migliaia di donne che hanno perso la vita per mano del colonialismo sionista: madri, sorelle, nonne, figlie, nipoti. Colonne portanti della società palestinese, che da sempre sono in prima linea per sfidare il sistema coloniale, Ricordiamo anche a tutte le madri dei martiri, ancora in attesa di poter seppellire i corpi dei propri figli e delle proprie figlie, rubati dall'occupazione come ulteriore forma di violenza.

In questa giornata in cui si celebra la donna, dunque, noi donne arabe e palestinesi della diaspora celebriamo l'eroico sforzo del nostro popolo, dove il destino di donne, uomini e bambini è intrecciato al desiderio di libertà e giustizia. In un contesto coloniale in cui le donne mettono "la terra prima dell'onore", dove lo stupro, la tortura e la violenza sono utilizzati dal nemico coloniale come strumenti di oppressione. La nostra lotta continua. Oggi e sempre."


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