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Valerio, ucciso due volte
di
Santina Sconza
Io non dimentico Valerio Verbano ucciso dai fascisti il 22 febbraio 1980.
Valerio Verbano studente diciannovenne ucciso a casa da 3 fascisti.
Valerio era a scuola, quei tre si presentano a casa dai suoi genitori, li convincono a farsi aprire dichiarando di essere amici del figlio, una volta introdottisi all'interno dell'appartamento, armati di pistole con silenziatore, i tre legarono e imbavagliarono i genitori.
Alle 13:40, aperta la porta di casa, Verbano venne subito assalito dai tre. Nella colluttazione che seguì riuscì a disarmare uno degli assalitori e a tentare la fuga attraverso una finestra dell'appartamento. Venne però raggiunto da un colpo di arma da fuoco alla schiena che gli perforò l'intestino e lo fece cadere gravemente ferito sul divano del salotto.
Gli aggressori si diedero alla fuga, lasciando nell'appartamento un passamontagna, una pistola calibro 38 con silenziatore, un guinzaglio per cani, un paio di occhiali da sole e un bottone di camicia.
Sin dal 1977, Valerio Verbano si era impegnato in una serie di indagini personali finalizzate a raccogliere informazioni sull'ambiente dell'estremismo di destra romano.
Questo dossier fu sequestrato dai carabinieri quando Valerio Verbano fu arrestato in un casolare con altri 3 compagni mentre costruivano molotov.
Erano gli anni in cui la violenza nei giovani di gruppi di estrema destra e sinistra aveva preso il sopravvento.
Il dossier raccolto da Valerio sui fascisti romani riapparve improvvisamente nel febbraio del 2011 dagli archivi dei Carabinieri ed entrò negli atti dell'inchiesta sull'omicidio, al momento della sua riapertura da parte della Procura di Roma.
Nei 379 fogli che compongono il contenuto di quei documenti, quasi tutti scritti a mano da Verbano, sono trascritti circa 900 nomi di attivisti di estrema destra corredati da indirizzi e (in alcuni casi) anche di numeri di telefono.
Tra i nominativi ci sono quelli di attivisti dell'epoca, poi divenuti politici di professione, come Teodoro Buontempo e Francesco Storace, quest'ultimo indicato come individuo che "porta gli occhiali Lozza da vista, segretario FdG Acca Larentia, cicciottello"; o anche personaggi già noti per il loro ruolo di leader in organizzazioni neofasciste dell'epoca, come Paolo Signorelli, Stefano Delle Chiaie o Alessandro Alibrandi.
Gli assassini di Valerio non sono stati mai identificati, in quegli anni molti sono stati i compagni uccisi, gli assassini quasi mai identificati e processati.
Queste le parole del padre Sardo Verbano dipendente del Ministero dell'interno e con tessera del PCI:
"Avevo un figlio, Valerio, che riempiva la nostra vita e me lo hanno ammazzato. È caduto sul divano in quell'angolo, aveva la testa dove adesso c’è quel gattino di pezza. Sono stati i fascisti, forse per vendetta, perché Valerio faceva parte di Autonomia, o forse per paura. Valerio era un loro nemico giurato, stava raccogliendo un dossier sui fascisti del quartiere, chissà? Ma da quel giorno viviamo con uno scopo, scoprire la verità su nostro figlio. Dare un nome ai tre assassini che ce l'hanno ucciso davanti agli occhi. Se la sua morte rimanesse un mistero, mio figlio sarebbe ucciso per la seconda volta.»
La sua morte è rimasta un mistero ma forse i suoi assassini sono tra quelli che oggi governano l'Italia.
 
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