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Genti vendute due volte
di
Rinaldo Battaglia *
Devo ammetterlo: in questi giorni dedicati al crimine delle foibe e degli esuli giuliani/dalmati ho sentito molta politica, molta propaganda e poca, poca Storia e ancora meno umanità e solidarietà verso chi ha subito quel crimine. E ho avuto l’impressione che quella sofferenza sia stata spesso ‘usata’ troppe volte per altri fini, meno nobili.
Ho sentito, inoltre, poche parole sul ‘prima’ dell’8 settembre 1943, come se il contesto storico fosse stato inesistente e non causa/effetto del ‘dopo’.
Una cosa mi ha molto colpito, in particolare, almeno sentendo alcuni commenti sulle mie pagine sul Giorno del Ricordo. Perché per molti l’Istria e la Dalmazia sono state ‘perse’ in quel 10 febbraio 1947 nella Conferenza per i danni di guerra di Parigi.
Vero, verissimo perché purtroppo chi perde la guerra poi ne paga in territori, genti e terre. E’ sempre stato così, dai tempi dei primi combattimenti tra i primitivi.
Come successe per la Germania, come successe per l’Italia che perse in quel 10 febbraio 1947 anche il Dodecaneso, che peraltro era diventato ‘Italia’ ancora prima dell’Istria e Dalmazia.
Ma perché – allora - non spiegare per bene che l’Istria e la Dalmazia noi le avevamo già perse quattro anni prima. Forse oggi pochi lo ricordano, ma fu davvero così.
Si deve infatti sapere che il 23 settembre 1943 a Monaco ‘l’Uomo della Provvidenza’ Benito Mussolini firmò un documento di primaria importanza. Accettò, supino e vigliaccamente, l’ordine di Hitler per la creazione della Repubblica di Salò, cedendo al Terzo Reich la totale sovranità di interi territori come le province di Trento, Bolzano e Belluno raggruppate nell'Operations Zone Alpenvorland (OZAV), amministrata dal Gauleiter Franz Hofer, e le regioni del Friuli, della Venezia Giulia e dell’Istria e Dalmazia, tutte raggruppate nell'Operations Zone Adriatisches Küstenland (OZAK), amministrata allora dal Gauleiter Friedrich Rainer. Un criminale nazista doc.
Pensate: senza battere ciglio, senza reagire, Mussolini e i suoi gerarchi hanno quel giorno venduto ai tedeschi (e agli austriaci) Trento e Trieste, le due città per le quali solo 28 anni prima l'Italia il 24 maggio 1915 era entrata in guerra, sacrificando 650.000 italiani che morirono proprio combattendo contro i tedeschi e gli austriaci. Per Trento e Trieste. E con loro Pola, Zara, Fiume e le loro popolazioni.
Chi parla di Patria, di terre svendute a Tito, di ‘scelte americane in tempo di guerra fredda’ per ingraziarsi Tito, cosa ne pensa?
Chi giudica Benito Mussolini come ’il più grande statista italiano del secolo scorso’, come l’attuale Premier Meloni, cosa dice in merito? Facile oggi lavarsi la bocca con parole come ‘patriottismo’ ma bisognerebbe con idonea onestà intellettuale conoscere la Storia e sapere sempre che ’i fatti non cessano di esistere solo perché noi li ignoriamo’ come diceva a suo tempo il grande storico Aldous L. Huxley.
Perché prima di Parigi vi era stata Monaco e cronologicamente prima della Conferenza del 10 febbraio 1947 vi era stata la scelta di Hitler del 23 settembre 1943. E il calendario a dirlo, anche se nei fatti - sia a Parigi che a Monaco - l’Italia era la perdente, la colpevole, quella da punire.
Abbiamo perduto l’Istria e la Dalmazia ben prima del 10 febbraio 1947. Ben prima. E le conseguenze le pagarono non i gerarchi del fascio, i generali fascisti criminali di guerra, il Duce coi suoi crimini e i suoi ordini, ma le povere genti del posto. Vendute prima e dopo, vendute due volte, vendute per sempre. Ma non diciamolo troppo forte. Importante è dividere, generare ancora odi e rivalse, tornare indietro alla nostalgia di un tempo che fu. Che fu solo violenza, morte, sopraffazioni, confini e campi di concentramento, razze superiori ed inferiori, spazi vitali da conquistare.
Andiamo oltre per favore, che i tempi che stiamo vivendo non permettono pause o cali di tensione a vantaggio di quei pochi che vogliono dominare il mondo. Come un secolo fa. E, se non verranno fermati in tempo, avremo altri crimini, altre foibe, nuovi esodi e altre genti vendute più volte. E sarà colpa nostra, della nostra ignoranza ed indifferenza.
È la Storia attuale a dirlo, il resto è propaganda, forse immondizia.
15 febbraio 2025
* Coordinatore Commissione Storia e Memoria dell'Osservatorio
 
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