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03 febbraio 2025
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Via D'Amelio: Procura Caltanissetta smentisce Avola e chiede l'archiviazione
di Santina Sconza *

Maurizio Avola, sempre lui, l'uomo che nel 1984 assassinò il giornalista Pippo Fava, il 'bravo ragazzo', che uccise ottanta persone e che fa parte della schiera dei pentiti, che una volta ogni tanto si racconta: nel 2008 a Roberto Gugliotta e Gianfranco Pensavalli, nel 2021a Michele Santoro.

È un bugiardo Maurizio Avola? Lui afferma di no ma è lui stesso ad affermare di non aver riferito ai magistrati tutto quanto a sua conoscenza in merito alla strage di via d'Amelio: "Non ho mai parlato tutto in una volta, sarà che è sbagliatissimo..."; "non dico bugie, ma non ho detto mai tutta la verità, e forse neanche tutt'ora". Ecco perché la Procura di Caltanissetta vuole l'archiviazione “basterebbe questa sola affermazione per mettere fine a ogni discussione” sulla sua “credibilità a dichiarazioni rese a quasi trent'anni di distanza dai fatti e senza che lo stesso abbia fornito alcuna convincente spiegazione in ordine alle motivazioni di queste sue, estremamente tardive, esternazioni".

Maurizio Avola il 29 aprile del 2021 aveva sostenuto di aver partecipato alla strage di via d'Amelio del 19 luglio 1992: "Io posso dire che c'ero e sono uno degli esecutori materiali della strage di via d'Amelio. E sono l'ultima persona che ha visto lo sguardo di Paolo Borsellino prima di dare il segnale per l'esplosione", disse Avola nello speciale “Mafia - La ricerca della verità” realizzato dal TgLa7 condotto da Enrico Mentana, con Andrea Purgatori e il ritorno in tv di Michele Santoro dopo aver pubblicato il libro 'Nient'altro che la verità'.

Si scoprì subito che Maurizio Avola o è manovrato da qualcuno o è semplicemente un bugiardo matricolato. Infatti non dichiara la verità poiché il giorno prima della strage l'ex pentito si trovava a Catania con un braccio ingessato a causa di una frattura al polso. Afferma Maurizio Avola che si era fatta togliere l'ingessatura per farla sostituire con una fascia mobile. I consulenti dei pm affermano che è impossibile che lui fosse a Palermo perché la sostituzione del gesso con la fascia mobile gli avrebbe recato dolori fortissimi. I periti del tribunale invece affermano il contrario.

Ma la Procura di Caltanissetta scrive: "in ogni caso, di fronte a conclusioni medico legali cosi discordanti, non si può che affermare che le stesse non possano certamente costituire un positivo elemento di riscontro alla credibilità di Maurizio Avola in relazione al suo racconto relativo alle fasi in cui avrebbe preso parte all'attentato incaricandosi di predisporre l'autobomba poi utilizzata per l'efferato delitto".

Senza contare che - braccio ingessato o meno - “Cosa Nostra si sarebbe servita di un uomo con un braccio fratturato per eseguire un fatto di tale importanza criminale, correndo il rischio concreto di un grave fallimento operativo”.

Avola ha aggiunto di aver appreso dal mafioso catanese Marcello D'Agata che Borsellino, dopo la strage di Capaci, nelle sue indagini «stava imboccando all'epoca strade su Roma, appalti, magistra… imprenditori e tutte 'ste cose» e che «gli appalti c'entrano», per poi concludere allusivo: «Diciamo che quando si parla di accelerazione...».

Ma quante cose sa Maurizio Avola, fa il pentito, poi non lo è, poi è di nuovo pentito, poi non più, un pentito ad orologeria, e chi è il suo informatore? Addirittura Marcello D'Agata che per circa 8 anni è stato al 41 bis (il regime di carcere duro riservato alla criminalità organizzata) e oggi è in ergastolo ostativo detenuto in alta sicurezza in un carcere di Milano.

Avola afferma che è stato Marcello D'Agata a fare la soffiata dove si trovava Nitto Santapaola per salvargli la pelle, nei suoi territori, Nitto Santapaola impose che non si uccidessero politici, uomini di Chiesa, esponenti delle forze dell’ordine e agenti della polizia penitenziaria e sembra che i corleonesi volessero ammazzarlo perché troppo moderato.

Oggi alcuni giornalisti pensano che D'Agata non essendo più al 41 bis sarà il nuovo pentito. In realtà non è così. In un'intervista del 2018 su Famiglia Cristiana alla domanda della giornalista Agnese Pellegrini: "Considerato che l’unica riparazione concretamente possibile dopo l’arresto è la collaborazione con lo Stato, pensa che sia possibile pentirsi senza collaborare? Marcello D'Agata rispose "Ripeto: il pentimento è personale. Ci sono stati collaboratori di giustizia che non si sono pentiti, hanno solo collaborato per ottenere benefici di legge. Detto questo, se io sapessi che con il mio silenzio mi sto rendendo complice del male, non esiterei un solo istante a parlare".

23 gennaio 2019 davanti ai magistrati della Dda di Caltanissetta D’Agata è indagato insieme ad Avola per avere trasportato da Catania a Termini Imerese parte dell’esplosivo utilizzato per la strage di Capaci insieme a due detonatori. E D’Agata inizia il suo interrogatorio con queste parole: “Avendo avuto notizia di ciò che mi sta contestando intendo rispondere per un dovere di coscienza”.

Smentisce Avola su molti punti e nega di aver consegnato Santapaola alla polizia: “Per quelle che sono le mie conoscenze sulla strage di Capaci io dissi ad Avola che essa rappresentava la fine di tutto perché non ci si poteva mettere contro lo Stato… Per quanto riguarda ciò che è avvenuto prima io e Avola non potevamo sapere nulla perché Cosa Nostra opera per compartimenti stagno”.

Non potevano sapere nulla né D'Agata, né Avola perché Cosa Nostra opera per compartimenti stagno è quindi chi mente? Si deve ritenere Avola come scrisse il procuratore Paci che nel 2021, nella breve nota, dubitava sia della veridicità che della spontaneità di Avola.

In sostanza Avola sarebbe un bugiardo, ma forse non sono bugie «spontanee», forse qualcuno gliele ha suggerite. Gliele avrà suggerite qualcuno che nega l'esistenza dell'accordo Stato-Mafia e che vuol coprire i veri mandanti delle stragi.

Le stragi non furono compiute solo dalla mafia ma anche da pezzi dello stato, così come è sempre accaduto. Salvatore Borsellino: "Per avere la verità sulle stragi ci vorrebbe quel pentito di Stato che purtroppo è certo non ci sarà mai".

* Coordinatrice Commissione Mafia e Antimafia dell'Osservatorio


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