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02 gennaio 2025
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Fermato perché nella blacklist di Israele accusa la polizia di abusi
di Santina Sconza

Il calciatore Stephane Omeonga, è stato fatto scendere da un aereo e - secondo la sua denuncia pubblica - picchiato dalla polizia a Fiumicino.

L’ex giocatore del Genoa, ed ora nelle file della serie B israeliana con il Bnei Sakhnin, Stephane Omeonga ha denunciato che è stato trascinato giù dall’aereo e picchiato dalla polizia a Fiumicino nel giorno di Natale.

Il giorno di Natale mentre il Papa celebrava la nascita di Gesù, secondo la denuncia c'è chi infieriva a pugni e calci su un giocatore dalla pelle nera perché nella blacklist di Israele.

E bisogna capire perché Israele l'ha messo nella lista nera, visto che Omeonga gioca in serie B con il Bnei Sakhnin.

La denuncia arriva sui social anche con un video in cui si vedono gli agenti che portano di forza giù dall’aereo, proveniente dal Belgio in transito a Fiumicino e diretto a Tel Aviv, il calciatore.

È ovvio che la testimonianza di Omeonga è diversa da quella della polizia, che non solo ha denunciato il calciatore per resistenza e lesione al pubblico ufficiale, ma ha affermato che ha cercato di convincere per 40 minuti il calciatore a scendere dall'aereo.

Ma veniamo ai fatti raccontati su Instagram da Omeonga che narra come, dopo essere salito a bordo e aver preso posto, “uno steward mi ha avvicinato per un presunto problema con i miei documenti e mi ha chiesto di lasciare l’aereo. Confidando nella validità dei miei documenti, gli ho chiesto con calma che tipo di problema fosse. È stata chiamata la polizia e sono stato ammanettato e portato via con la forza dall’aereo“.

Lontano dalla vista dei testimoni, prosegue il giocatore, “la polizia mi ha violentemente gettato a terra, mi ha picchiato e uno di loro ha premuto il ginocchio contro la mia testa. Sono stato poi portato in un veicolo della polizia, ammanettato come un criminale, fino all’aeroporto. È arrivata un’ambulanza, ma io, in stato di choc, non ero in grado di rispondere alle domande dei paramedici. Poco dopo, dalla radio dell’auto della polizia ho sentito dire: ‘Ha rifiutato le cure mediche, va tutto bene’. Questo era completamente falso, ho chiesto di portarmi in ambulanza, spaventato da quello che la polizia poteva farmi“.

Riferisce Omeonga, chiuso in una stanza sarebbe stato lasciato “senza cibo né acqua, e in uno stato di totale umiliazione per diverse ore“. Al suo rilascio ha appreso che un agente di polizia “aveva sporto denuncia contro di me per le lesioni presumibilmente causate durante l’arresto, nonostante fossi ammanettato. Inoltre, a tutt’oggi, non ho ricevuto alcuna giustificazione per il mio arresto. Come essere umano e come padre, non posso tollerare alcuna forma di discriminazione”.

Secondo il calciatore belga, questo arresto è “solo la punta visibile dell’iceberg. Molte persone che mi somigliano non possono trovare lavoro, non hanno accesso alla casa o non possono partecipare agli sport che amano, semplicemente perché sono nere“.

Non è la prima volta che accadano simili fatti in Italia, non solo su persone dalla pelle nera, ricordiamo il G8 di Genova dove furono torturati centinaia di manifestanti, o la morte di Stefano Cucchi o di Aldrovandi.

Noi non sappiamo chi abbia ragione ma non si può tollerare che in una democrazia la polizia o il governo facciano abuso del proprio potere.

E non sarebbe la prima volta che la polizia massacra e poi denuncia per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e vorremmo capire come può fare resistenza una persona ammanettata.

È chiaro che con questo governo razzista e forcaiolo tutto è permesso, ma ricordate: "Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici...", attenti che perdere la democrazia è un attimo ma per riconquistarla ci vorrà il sacrificio di molte vittime e anni.

Quando accadono questi episodi, stare in silenzio, far finta di niente, distrugge non solo la credibilità sulle Forze dell'ordine, ma soprattutto la libertà e la democrazia. E non dimenticare che domani potrebbe accadere a te.

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