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10 dicembre 2024
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Atreju e la Montessori
di Santina Sconza

Chi va al Circo Massimo in questi giorni dove si svolge la kermesse di Fratelli d'Italia si accorge immediatamente di grandi cartelloni che raffigurano Maria Montessori, Don Bosco e Oriana Fallaci.

I poveretti non hanno maestri con cui identificarsi, è chiaro che non possono mettere i cartelloni di Mussolini, Galeazzi, Almirante e quindi si appropriano di personaggi che nulla hanno da spartire con questa destra della Meloni che è nostalgica del regime e sta attuando il progetto di Gelli.

Oggi vi parlerò della Montessori, laureatasi in medicina in un periodo dove si previlegiava la dottrina delle razze, è vero che guardò con occhio benevolo Mussolini, in realtà accettò l’appoggio del dittatore perché interessata a risolvere l’analfabetismo attraverso le Case dei Bambini.

Nel 1926 Maria Montessori organizzò a Milano il primo corso di formazione nazionale, dove in sei mesi preparò 180 insegnanti e il cui presidente onorario fu Benito Mussolini, il quale donò all’Opera 10.000 lire dal suo fondo personale.

Tuttavia le scuole montessoriane non furono volute direttamene da Mussolini, poiché se da un lato erano fonte di prestigio internazionale dall’altro erano un fastidio, non avendone il Duce il controllo totale.

E chi attaccò Maria Montessori? Il pedagogista catanese Giuseppe Lombardo Radice, all’epoca direttore generale per il settore educativo che, se prima si dimostrò favorevole al metodo di Maria Montessori, in seguito le mosse critiche pesanti, l'accusò di aver rubato le idee alle sorelle Carolina e Rosa Agazzi, due pedagogiste ed educatrici sperimentali, sostenendo che erano le uniche ad aver elaborato un metodo veramente italiano. Contrasti voluti da Mussolini che non aveva il controllo sulle scuole Montessori.

In sostanza Maria Montessori era isolata ed attaccata da sinistra sia per le scuole private aperte a suo nome che per le sue amicizie altolocate, da destra per l’importanza che dava alla ricerca scientifica e ai criteri di uguaglianza, che andavano oltre la suddivisione in classi ed i giudizi elitari.

In seguito dal regime fu definita affarista, camuffatrice e abile ammaliatrice, così i rapporti con il fascismo iniziarono a deteriorarsi. Nel 1931 ci fu la definitiva rottura con il fascismo, poi nel 1934 arrivò l’ordine di chiudere tutte le scuole montessoriane, sia per bambini che per adulti, a parte due o tre classi che operavano in semiclandestinità. E a causa dei contrasti con il regime fascista dovette abbandonare l’Italia.

Simili misure furono adottate da Hitler in Germania e Austria, suggerendo una tensione intrinseca tra i principi di libertà e autonomia del metodo Montessori e l'ideologia autoritaria dei regimi fascisti.

Insieme al figlio andò a fondare le sue scuole in India dove venne sorpresa dallo scoppio della Seconda guerra mondiale e dove venne internata, insieme al figlio, in quanto cittadina di un paese nemico. Venne rilasciata nel 1944 e tornò poi in Europa nel 1946, accolta ovunque con onori. Nel 1947 ritornò in Italia, nel 1952 fondò la rivista "Vita dell'infanzia".

Grazie all'impulso datole da Maria Jervolino e Salvatore Valitutti, l'Opera Nazionale Montessori poté riprendere e sviluppare le proprie finalità, valorizzando i principi pedagogici della fondatrice e diffondendo la conoscenza e l'attuazione del metodo.

Ecco perché non può essere arruolata tra i precursori di Fratelli d'Italia.


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