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Acqua bene comune ma vogliono privatizzarla
di
Cristiano Bordin
Ci hanno provato, ci riprovano.
Ottava commissione ambientale del senato, arriva puntuale un emendamento al d.l. Ambiente che sarà discusso in aula: si chiede di mettere sul mercato il 20% della partecipazione pubblica delle società che gestiscono direttamente il servizio idrico, le cosiddette "in house".
A proporlo un senatore di forza Italia, Paroli, che vorrebbe aprire la porta ai privati anche in quei comuni che gestiscono direttamente il servizio: "senza che spetti a loro l'esercizio di alcun potere di veto o l'influenza determinante sulla società".
Privati che passerebbero così direttamente all'incasso.
I toni rassicuranti non ingannano nessuno: è fin troppo chiara la strategia che punta ormai da anni a svuotare i comuni di risorse da un lato e far aprire le porte ancora chiuse ai privati per i servizi idrici dall'altro.
In più c'è la volontà di cancellare l'esito del referendum del 2011 che nonostante i tentativi di scippo ha comunque resistito finora.
E a fare questo ci hanno provato praticamente tutti: dal governo Berlusconi a quello di Monti, da quello di Renzi a quello di Draghi.
Il Forum dei movimenti per l'acqua oltre a rimarcare profili di illegittimità nella proposta chiede il ritiro dell'emendamento.
Vedremo cosa succederà: il nuovo attacco non è una sorpresa ma è in linea con la politica economica di questo governo.
La battaglia per l'acqua continua e deve tornare ad essere al centro delle lotte ambientali e per la giustizia climatica.
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