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Solidarietà intellettuali ma non alle donne vittime di violenza
di
Rosa Rinaldi
Se c'è una cosa che fa riflettere sulle polemiche che riguardano Chiara Valerio e la fiera dell'editoria "Più Libri Più Liberi" , da lei curata, sono ancora una volta i doppi binari etici.
Per chi non lo sapesse: la Fiera, che si terrà a dicembre, è dedicata a Giulia Cecchettin, la giovane ragazza uccisa dal suo compagno e diventata simbolo della lotta contro il femminicidio e la violenza di genere.
Uno dei relatori invitati a presentare il suo libro è Leonardo Caffo, grande amico di Chiara Valerio e membro della Queer Family della Murgia (di cui fanno parte pure Valerio e Saviano).
Caffo è accusato e sotto processo per lesioni aggravate e violenza domestica nei riguardi della sua ex moglie, lesioni confermate - a quanto pare - da referti medici.
Leonardo Caffo, dopo le molte polemiche, ha ritirato la partecipazione con una lettera dai toni piuttosto vittimistici, mentre la Valerio ha mantenuto saldo l'invito, tirando in ballo la 'presunzione di innocenza' di Caffo (che di fatto trasforma la ex di Caffo in "presunta colpevole".
Dunque, stavolta: "SORELLA, NON TI CREDO").
Capirete bene che tutta questa faccenda puzza lontano chilometri, perché racconta molte cose su certi segmenti dell'Industria culturale e sulle cerchie amicali degli intellettuali che le gestiscono, la cui fedeltà interna scavalca l'universalità delle battaglie di cui si fanno portavoce.
Siamo di fronte a quella doppia etica comportamentale e intellettuale che ormai vediamo ovunque, in tutti i settori del sociale e che costituisce la nuova cifra di significazione dell'agire, composta da individualismo e particolarismo e dove l'affinità personale scavalca l'affinità valoriale.
E infatti quando a Chiara Valerio le chiedono cosa ne avrebbe pensato, secondo lei, Michela Murgia di questa storia risponde:
"Non parlo al posto dei morti. Murgia e Caffo erano MOLTO AMICI".
Appunto.
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